A pochi giorni di distanza dall’assassinio del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah e di Yahya Sinwar, uno dei vertici di Hamas considerato la “mente” dell’Operazione al-Aqsa Flood, Israele ha sferrato l’attesa contro-rappresaglia a danno dell’Iran. Nello specifico, rivela il «Jerusalem Post», un centinaio di aerei dell’Israeli Air Force, compresi gli F-35 di fabbricazione statunitense, avrebbero centrato sistemi radar in Siria al fine di “accecare” l’Iran, prima di raggiungere – al culmine di un volo di circa 2.000 km – la Repubblica Islamica dove hanno preso di mira solo ed esclusivamente obiettivi militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam. Secondo indiscrezioni raccolte dal sempre ben informato Barak Ravid e pubblicate su «Axios», Israele avrebbe contattato preventivamente le autorità di Teheran comunicando il genere di bersagli che sarebbero stati oggetto delle operazioni militari. Da un primo bilancio emerge che sarebbero stati colpiti una ventina di impianti per la produzione di missili e droni, oltre a batterie di difesa aerea e basi per droni. In attesa di immagini satellitari che appurino il reale impatto dell’attacco israeliano, l’Iran ha riconosciuto di aver subito «danni limitati ad alcune località» e diramato per tramite dell’emittente di stato «Isna» un filmato in cui si vedono le difese aeree in azione sui cieli di Teheran. Attualmente, i vertici dell’Israeli Defense Force stanno studiando le risposte che potrebbero arrivare da Iran, Iraq, Yemen, Siria e Libano, così da prepararsi adeguatamente a qualsiasi genere di ritorsione. Secondo il quotidiano israeliano «Yediot Ahronoth», l’intelligence di Mosca avrebbe fornito a Teheran informazioni sensibili circa l’imminente attacco israeliano, al coronamento del processo di avvicinamento tra Russia e Iran di cui il recente vertice dei Brics di Kazan ha rappresentato una tappa fondamentale. Gli Stati Uniti, espliciti sostenitori dell’operazione israeliana, hanno invitato entrambi i Paesi a evitare ulteriori escalation per preservare la stabilità regionale. Parliamo di tutto questo assieme a Giorgio Bianchi, giornalista, documentarista, fotoreporter di guerra e saggista. È autore dei volumi Teatri di guerra contemporanei.
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