Durante una recente visita a Londra, il ministro degli Esteri polacco Sikorski ha rinnovato il suo auspicio che l’amministrazione Trump fornisca a Kiev gli agognati missili Tomahawk, e dichiarato che l’Occidente dovrà finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina «per almeno tre anni». Solo allora «la Russia potrà essere costretta a cambiare rotta». Gli ha fatto eco il segretario alla Guerra Hegseth, che dal quartier generale della Nato di Bruxelles ha riaffermato il concetto di “pace attraverso la forza” ed esortato contestualmente i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica a destinare risorse crescenti per l’acquisto di armi statunitensi da trasferire a Kiev, alla luce della caduta verticale dell’assistenza militare erogata dall’Unione Europea a favore di Kiev. Secondo i calcoli del Kiel Institut, il controvalore delle forniture di materiale bellico all’Ucraina ha segnato nei mesi di luglio e agosto una diminuzione del 57% rispetto ai livelli registrati nel primo semestre del 2025. Si tratta, beninteso, di una tendenza che travalica i confini europei, come attestato dal crollo complessivo delle consegne di armi ed equipaggiamenti pari al 43% registrato nel medesimo arco temporale, nonostante il pacchetto di sostegno da 500 milioni di dollari annunciato dal Canada a fine agosto. Per Hegseth, solo aumentando la potenza militare ucraina «si possono avvicinare prospettive di pace», sebbene la Russia continui ad avanzare sul campo di battaglia e a colpire duramente obiettivi critici con attacchi aerei e missilistici. In particolare, le modifiche apportate a vettori come gli Iskander stanno ponendo i russi nelle condizioni di violare con estrema sistematicità le difese aeree ucraina, facendo precipitare il tasso di intercettazione dei sistemi Patriot dal 42 al 6%, secondo quanto riferito dall’ex vicecapo di Stato Maggiore delle forze armate ucraine Igor Romanenko.
Francesco Cosimato

Generale di brigata, paracadutista militare, direttore di lancio e ispettore per attività di controllo degli armamenti. Ha ricoperto numerosi incarichi di comando e staff, tra cui missioni in Somalia, Bosnia e Kosovo. Ha comandato unità come il I Gruppo del 33° Reggimento artiglieria terrestre Acqui e il 21° Reggimento Artiglieria Trieste. Ha operato presso lo Stato Maggiore dell’esercito e la Nato. Collabora con svariati giornali e riviste, tra cui «Krisis».
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