Mentre la questione dei Tomahawk sembra ormai tramontare e i russi conseguono risultati di rilievo in un oblast’ cruciale come quello di Kherson, proseguono i contatti tra l’amministrazione Trump, il governo russo e quello ucraino. Stando alle indiscrezioni riportate dal «Washington Post», «il presidente russo Vladimir Putin, in una telefonata con il presidente Donald Trump, ha chiesto che Kiev ceda il pieno controllo di Donetsk come condizione per porre fine alla guerra […]. Il leader russo ha suggerito che sarebbe disposto a cedere parti di altre due regioni dell’Ucraina che ha parzialmente conquistato, Zaporižžja e Kherson, in cambio del pieno controllo di Donetsk. L’inviato di Trump Steve Witkoff ha fatto pressioni sulla delegazione ucraina per la consegna di Donetsk». Secondo la ricostruzione formulata dal «Financial Times», invece, «durante un movimentato incontro alla Casa Bianca, Donald Trump ha esortato Volodymyr Zelensky ad accettare le condizioni imposte dalla Russia per porre fine alla guerra». L’incontro «si è trasformato più volte in una lite furibonda, con Trump che imprecava continuamente», e ha visto il presidente «adottare apparentemente alla lettera molti dei punti posti da Putin, anche quando contraddicevano le sue recenti dichiarazioni sulle debolezze della Russia». Il magnate newyorkese avrebbe esercitato fortissime pressioni per far digerire a Zelensky le condizioni russe, avvertendolo che quella in corso non è nemmeno una guerra ma un’operazione militare speciale, e che se si passasse alla guerra vera l’Ucraina verrebbe distrutta. Trump avrebbe inoltre richiamato l’attenzione del presidente ucraino sul fatto che la Russia non è affatto vulnerabile, smentendo le proprie precedenti esternazioni sul punto. Ai microfoni di «Fox News», Trump ha infine dichiarato che «la Russia prenderà qualcosa […]. Hanno combattuto e controllano molti territori […]. Siamo l’unica nazione che entra, vince una guerra e poi se ne va […], come abbiamo fatto sotto la presidenza Bush in Medio Oriente. Entriamo, facciamo saltare in aria tutti, distruggiamo il posto e poi ce ne andiamo […]. Non ha senso. Non ha mai avuto senso». Le uscite di Trump e le indiscrezioni pubblicate dalla stampa statunitense hanno suscitato forte inquietudine in seno alle classi dirigenti europee, come si evince dal contenuto del post pubblicato sul proprio profilo Twitter/X dal primo ministro polacco Donald Tusk, in cui si legge che «nessuno di noi dovrebbe esercitare pressione su Zelensky quando si tratta di concessioni territoriali. Dovremmo tutti fare pressione sulla Russia affinché cessi la sua aggressione. L’appeasement non è mai stato la strada per una pace giusta e duratura». Per l’ex Capo dello Stato Maggiore delle forze armate britanniche, generale David Richards, l’Ucraina è stata condotta in questa situazione disperata dalle false speranze delineate dagli alleati occidentali e non sarà in grado di reggere l’urto dei russi senza l’intervento diretto della Nato, che non si verificherà.
Marco Bertolini

Generale di corpo d’armata e saggista. È stato alla testa del Comando Operativo di Vertice Interforze e in precedenza del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, della Brigata Paracadutisti Folgore e del 9° reggimento incursori Col Moschin. Ha ricoperto numerosi incarichi in molti teatri operativi tra i quali Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan. È autore di numerosi volumi, tra cui Militarmente scorretto. Sovranità, libertà, dignità. Riflessioni di un soldato italiano (Eclettica Edizioni, 2020), Guerra e pace al tempo di Putin. Genesi del conflitto ucraino e nuovi equilibri internazionali (Cantagalli, 2022).
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