Alla fine di agosto, Valerij Gerasimov, Capo di Stato Maggiore delle forze armate russe, ha riepilogato i risultati raggiunti sul campo di battaglia ucraino nel corso delle stagioni primaverile ed estiva, e illustrato i compiti spettanti all’esercito russo per una prospettiva a lungo termine. Il quadro tracciato da Gerasimov descrive con dovizia di dettagli i progressi realizzati in termini di avanzamento territoriale e l’efficacia degli attacchi condotti con droni e missili contro complessi industriali e centrali di produzione dell’energia. Si sofferma inoltre sugli incarichi assegnati a ciascuno dei sei raggruppamenti forze operanti in Ucraina. Alle spalle di Gerasimov, impegnato a presentare la relazione, campeggiava una mappa militare che riuniva gli oblast’ di Mykolaïv e Odessa assieme a quelli di Lugans’k Donec’k, Kherson e Zaporižžja in un unico territorio amministrativamente separato dall’Ucraina. La peculiare circostanza è stata evidenziata dalla pubblicazione ucraina «Kommersant», la quale ha avanzato un tentativo di contestualizzazione riportando le esternazioni formulate da Viktor Sobolev, generale in pensione, deputato del Partito Comunista di Gennadij Zjuganov e membro del Comitato di difesa della Duma di Stato. Secondo Sobolev, «dobbiamo liberare completamente i territori della Federazione Russa che, per costituzione, fanno parte della Russia. E creare una zona di sicurezza. Anche per la nostra flotta nel Mar Nero. Si tratta, in particolare, delle regioni di Sumy, Kharkiv, Dnipro, Mykolaïv e Odessa. Questo è il territorio che soddisfa gli obiettivi della nostra operazione militare speciale attualmente in corso. Questi obiettivi devono essere certamente raggiunti». Lo Stato Maggiore delle forze armate ucraina ha contestato alla radice la narrazione fornita da Gerasimov, accusando Mosca di elaborare ricostruzioni propagandistiche volte ad alimentare un clima di disfattismo, così da indurre gli sponsor occidentali dell’Ucraina a interrompere l’assistenza militare e finanziaria a Kiev. La popolazione ucraina sembra non condividere l’ottimismo dei vertici dell’esercito, come si evince dai risultati di un sondaggio realizzato da Rating Group secondo cui il 59% dei cittadini anela a una cessazione delle ostilità e l’82% è favorevole a negoziati per porre fine alla guerra. Il tutto mentre gran parte del cosiddetto “resto del mondo”, come lo ha definito Federico Rampini sul «Corriere della Sera», si riunisce in Cina per presenziare al vertice della Shanghai Cooperation Organisation e alla parata militare organizzata per celebrare l’ottantesimo anniversario della sconfitta inflitta dalla guerra di popolo cinese alle forze d’occupazione giapponesi.
Gianandrea Gaiani

Giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa». Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. È autore di numerosi volumi, tra cui Immigrazione. La grande farsa umanitaria (Aracne Editrice, 2017) e L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023).
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