La Francia è sull’orlo del caos. Nei giorni scorsi, il primo ministro François Bayrou ha rassegnato le dimissioni dopo il pesante rovescio rimediato all’Assemblea Nazionale, dove la manovra finanziaria da 38 miliardi intesa a stabilizzare il rapporto debito/Pil al 117% su cui aveva posto la fiducia è stata sonoramente bocciata. Si chiude così, del tutto ignominiosamente, il più breve mandato di governo della storia repubblicana di Francia. Bayrou lascia il posto a Sébastien Lecornu, ex ministro della Difesa e grande sostenitore della manovra correttiva. Il crescente malcontento popolare, che si riflette in un tasso di approvazione del 15% nei confronti del presidente Macron, ha impresso la spinta decisiva per la nascita di Bloquons tout, un movimento di contestazione fondato sul canale Telegram Les Essentiels al quale hanno aderito numerose organizzazioni e perfino Rassemblement National di Marine Le Pen e La France Insoumise di Jean-Luc Mélanchon. Partiti, cioè, che controllano 325 seggi sui 577 di cui si compone l’Assemblea Nazionale. Fitch, dal canto suo, ha riversato ulteriore benzina sul fuoco, declassando il rating sovrano della Francia ad “A+” con outlook stabile a causa della persistente instabilità politica e delle incertezze in materia di bilancio che ostacolano il consolidamento delle finanze pubbliche gravemente deteriorate. Soltanto pochi giorni fa, Bayrou aveva dichiarato che il governo di Parigi rischia di trovarsi di fronte a uno scenario greco se non rimetterà sotto controllo la spesa pubblica. E mentre nelle piazze e nelle strade francesi si registrano pesanti disordini, più di cento deputati francesi hanno firmato la mozione di impeachment nei confronti del presidente Macron predisposta dal capogruppo di La France Insoumise Mathilde Panot, a detta della quale «Macron non ha più legittimità, solo un terzo dell’Assemblea Nazionale lo sostiene. Diamo a Macron due opzioni: può sottoporsi a un procedimento di impeachment o rassegnare le dimissioni».
Guido Salerno Aletta

Giornalista, saggista, collaboratore di «Milano Finanza» e «Money» ed ex vicepresidente di Telecom Argentina con all’attivo incarichi istituzionali di rilievo a Palazzo Chigi e al Ministero delle Comunicazioni. È autore di numerosi volumi, tra cui Contro il colonialismo finanziario. Le vere guerre fra gli Stati da Bretton Woods ai nostri giorni (Class Editori, 2014), Non ci fidiamo più. Un nuovo ineluttabile futuro senza democrazia, libertà, Stati (autoprodotto, 2024)
SOSTEGNO
GoFundMe
https://www.gofundme.com/f/la-crescita-de-il-contesto










