Lo scorso 28 gennaio, il celebre Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato in avanti di un secondo il cosiddetto “orologio dell’apocalisse” (doomsday clock), che misura la distanza che separa il mondo dal disastro nucleare. Come spiega l’organismo, si tratta di un «avvertimento inequivocabile: ogni secondo di ritardo nell’inversione di rotta aumenta la probabilità di un cataclisma globale». Alla radice di questa lugubre prospettiva si situa l’arma nucleare, la cui messa a punto ad opera della squadra di scienziati appartenenti al Progetto Manhattan è considerata da molti alla stregua di un “peccato originale” inestinguibile.
Stefano Sylos Labini

Fisico, saggista e dirigente di ricerca presso il Centro di Ricerca Enrico Fermi a Roma. È uno dei fondatori del blog Return on Academic Research and School (Roars), uno dei forum italiani più importanti per le discussioni sulle politiche di ricerca e istruzione superiore. È autore di numerosi volumi, tra cui I ricercatori non crescono sugli alberi (Laterza, 2010), Rischio e previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi (Laterza, 2016), Bussola per un mondo in tempesta (Futura Editrice, 2024, disponibile anche in lingua inglese).
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