L’attivismo diplomatico, con tanto di attivazione dell’articolo 4 della Nato, suscitato dalla penetrazione di droni in territorio polacco sta placandosi a seguito delle rivelazioni pubblicate dal quotidiano polacco «Rzeczpospolita». Secondo il giornale, che cita fonti interne agli apparati burocratici di Varsavia, la casa di Lublino che ha riportato i danni maggiori dal supposto sconfinamento dei droni russi è in realtà stata colpita da un missile aria-aria Raytheon lanciato da un F-16 polacco. Parallelamente, in Bielorussia, hanno preso il via le esercitazioni militari Zapad-2025, a cui hanno preso parte militari bielorussi, russi, indiani, iraniani, bengalesi, burkinabé, congolesi e maliani. Il «Times», sorvolando con disinvoltura sulle decine di esercitazioni congiunte tenute da militari indiani e russe nel corso degli anni passati, ha manifestato irritazione per la presenza di personale indiano, sostenendo che «l’India ha oltrepassato la linea rossa partecipando alle esercitazioni militari russo-bielorusse che simulavano un conflitto con i Paesi Nato confinanti e questo è avvenuto in un contesto di peggioramento delle relazioni tra Nuova Delhi e Washington». Un certo sconcerto ha invece suscitato la presenza in Bielorussia di osservatori statunitensi, inviati da Washington e accolti calorosamente dagli ufficiali delle forze armate locali mentre Polonia, Lettonia e Lituania, che hanno invece declinato l’invito rivolto loro dal governo di Minsk di mandare propri osservatori, schieravano migliaia di truppe in prossimità dei confini con le Bielorussia. Sullo sfondo, il ministro della Difesa ucraino Denys Smyhal ha quantificato il fabbisogno minimo di cui l’Ucraina necessita per sostenere la propria difesa nel 2026 in 120 miliardi di dollari, che si sommano ai 90 miliardi di dollari di ordinativi di materiale militare commissionati agli Stati Uniti da Kiev. Somme da addebitare ai Paesi membri dell’Unione Europea, le cui difficoltà economiche stanno facendosi sempre più grandi.
Gianandrea Gaiani

Giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa». Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. È autore di numerosi volumi, tra cui Immigrazione. La grande farsa umanitaria (Aracne Editrice, 2017) e L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023).
SOSTEGNO
GoFundMe
https://www.gofundme.com/f/la-crescita-de-il-contesto