Mentre le forze armate ucraine continuano a colpire raffinerie e siti di stoccaggio di idrocarburi situati in profondità nel territorio russo avvalendosi di assistenza statunitense in materia di intelligence, l’esercito russo intensifica gli attacchi aerei e missilistici contro infrastrutture critiche ucraine, con conseguenti blackout e disagi di vario genere. L’impressione è che i russi stiano aumentando pesantemente la pressione sulle controparti ucraine, che continuano a reclamare i missili Tomahawk la cui consegna non è stata ancora decisa dal presidente Trump. Quest’ultimo ha preso pubblicamente atto che la fornitura di quel tipo di vettori comporterebbe una seria escalation, come avvertito dal presidente Putin, dal portavoce Peskov, dal viceministro degli Esteri Ryabkov e dal Capo di Stato Maggiore Gerasimov. Parallelamente, va diffondendosi il timore che il consolidamento dei dispositivi militari statunitensi nei Caraibi, il conferimento del Premio Nobel per la Pace a Maria Machado e l’interruzione delle trattative tra l’inviato speciale Grenell e il governo di Caracas possa preludere a una qualche operazione offensiva contro il Venezuela.
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