Pochi giorni dopo lo scatenamento dell’operazione che ha portato all’esplosione di migliaia di cercapersone, walkie-talkie ed apparecchiature elettroniche di vario genere in possesso di altrettanti cittadini libanesi, Israele ha attaccato pesantemente il Libano prendendo di mira quartieri residenziali, infrastrutture e i vertici sia civili che militari di Hezbollah. Il 27 settembre, il segretario generale del Partito di Dio Hassan Nasrallah è morto in seguito a un pesantissimo attacco sferrato da Israele, che ha anche proceduto al bombardamento del territorio yemenita. A sua volta, il Partito di Dio ha risposto con il lancio di un nugolo di missili in territorio israeliano, in attesa che l’Israeli Defense Force lanci l’invasione di terra, denominata “Frecce del Nord”. In appena un giorno, circa 500 libanesi sono morti per effetto dei bombardamenti israeliani, a fronte delle circa 1.200 vittime mietute nel conflitto del 2006, protrattosi per poco meno di un mese. Parallelamente, la situazione sul campo di battaglia ucraino e nell’oblast’ russo di Kursk continua ad evolversi, mentre le forze di Kiev colpiscono con droni autoprodotti diversi depositi russi di armi e munizioni situati a centinaia di km dalla frontiera. Il presidente Zelens’kyj continua ad esercitare pressioni su Washington affinché soddisfi le richieste ucraine previste dal cosiddetto “Victory Plan” predisposto dalle autorità di Kiev, e a invocare l’autorizzazione occidentale all’impiego di armi fornite dalla Nato per sferrare attacchi in profondità in territorio russo. Un tema, quest’ultimo, che sembra alimentare forti dissidi in seno agli apparati dirigenti occidentali, come suggerito dalle dichiarazioni contraddittorie pronunciate in proposito dal presidente Biden, dal segretario alla Difesa Austin, dal segretario di Stato Blinken e dal primo ministro britannico Keir Sturmer. Esternazioni che sembrano pesantemente condizionate dalla revisione – in senso maggiormente assertivo – della dottrina nucleare russa, annunciata pubblicamente dal presidente Putin e sviscerate nei suoi aspetti essenziali dal ministro degli Esteri Lavrov. Parliamo di tutto questo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore del magazine «Analisi Difesa».
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