Mentre Volodymyr Zelensky cerca maldestramente di difendersi dalle accuse di corruzione mosse da Stati Uniti e Unione Europea nei suoi confronti, il presidente Donald Trump dichiara che la finestra temporale di 50 giorni che aveva concesso alla Russia per adottare un atteggiamento costruttivo in sede negoziale è attualmente ridotta a «10 o 12 giorni». L’annuncio è stato formulato durante la conferenza stampa tenutasi a margine dell’incontro con il primo ministro britannico Starmer, nel corso della quale l’inquilino della Casa Bianca ha espresso delusione nei confronti del presidente Putin, affermato di non essere interessato a incontrarlo e sottolineato le enormi potenzialità che si sprigionerebbero da un’intesa commerciale russo-statunitense. L’uscita di Trump, sostiene la «Cnn», rivitalizza le speranze ucraine di ottenere una tregua, di cui Kiev ha estremo bisogno alla luce delle crescenti e conclamate difficoltà che le forze armate stanno riscontrando a reggere l’urto russo. «Bloomberg», intanto, scrive che lo scorso 16 luglio gli Stati Uniti avrebbero dislocato, per la prima volta dal 2008, armi nucleari in Gran Bretagna trasportandole con velivoli che hanno tenuto deliberatamente i transponder accesi, così da inviare un segnale inequivocabile a Mosca. Altri segnali sono arrivati da Christian Freuding, generale di divisione della Bundeswehr e responsabile dell’assistenza militate all’Ucraina del Ministero della Difesa tedesco che ha proposto di colpire infrastrutture sul suolo russo; da Christopher Donahue, comandante delle forze statunitensi in Europa e Africa nonché elemento cruciale della task-force costituita con i vertici dell’esercito ucraino a Wiesbaden all’indomani dell’attacco russo. Donahue ha recentemente svelato alcuni dettagli dell’Eastern Flank Plan, un piano d’attacco fulmineo inteso ad assumere il controllo dell’oblast’ di Kaliningrad. Entrambe le esternazioni hanno ricevuto dura risposta da Mosca. A quella di Donahue, in particolare, ha replicato Nikolaij Patrušev, che in qualità di assistente del Cremlino ha paragonato le attuali pianificazioni della Nato alle «aspirazioni nutrite verso la regione dai Cavalieri Teutonici, dagli Junker prussiani e dai loro discendenti nazisti», tutte puntualmente «finite nella pattumiera della storia». Ed ha aggiunto: «siamo a conoscenza da tempo dei piani occidentali riguardanti Kaliningrad. La regione di Kaliningrad è parte integrante della Russia e qualsiasi invasione incontrerà una risposta immediata e schiacciante, con l’impiego di tutte le forze e i mezzi a nostra disposizione, come previsto dalla dottrina militare e dai principi della politica statale in materia di deterrenza nucleare. La Russia dispone di tutti gli strumenti militari necessari per garantire la sicurezza della regione di Kaliningrad». Come interpretare quanto sta accadendo?
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