Mentre l’Unione Europea si riarma a livello sia comunitario che nazionale tentando parallelamente di definire una improbabile postura comune in funzione anti-russa, l’esercito ucraino prende di mira l’oblast’ di Belgorod con attacchi sia aerei che terrestri per compensare ai pesanti rovesci subiti nel Donbass, a Odessa e, soprattutto, nell’oblast’ di Kursk. Qui, stando a quanto rivelato da fonti russe, alcune decine di ufficiali riconducibili a Paesi della Nato sarebbero rimasti intrappolati in un accerchiamento tattico russo assieme a migliaia di soldati ucraini che il presidente Trump sta cercando di trarre in salvo attraverso una meticolosa opera di persuasione nei confronti del presidente Putin. I due si sono sentiti telefonicamente, aprendo il varco a una nuova tornata negoziale in Arabia Saudita da cui è scaturita un’intesa circa l’interruzione degli attacchi contro infrastrutture critiche. Più problematica appare invece la questione del Mar Nero, che verterebbe sul ripristino della libertà di navigazione, sula cessazione delle ostilità via mare, sull’impegno a non impiegare navi commerciali per trasportare materiale militare e sottoporre i carichi a ispezione. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si dichiarano disponibili a fornire supporto per la reintroduzione di prodotti agricoli e fertilizzanti russi sui mercati mondiali, mentre il Cremlino pone come condizioni la riconnessione di Rosselkhozbank e di altri istituti bancari russi che gestiscono il commercio alimentare allo Swift, oltre alla revoca di tutte le sanzioni nei confronti delle aziende integrate in quella filiera. Nel Vicino Oriente, nel frattempo, si registrano la ripresa delle ostilità tra le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi, il reintegro di Itamar Ben-Gvir nel governo, il licenziamento del direttore dello Shin Bet Ronen Bar ad opera del premier Netanyahu, l’avvio della procedura di impeachment nei confronti della procuratrice generale Gali Baharav-Miara, la crescita delle proteste di piazza contro l’esecutivo e la ripresa dei raid statunitensi contro gli Houthi yemeniti, i quali non manifestano tuttavia alcun segnale di cedimento. Il presidente Trump, dal canto suo, ha annunciato che riterrà l’Iran responsabile per qualsiasi operazione che gli Houthi dovessero lanciare d’ora in poi, dopo aver fatto pervenire una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei in cui si sottolineava la necessità di un nuovo accordo sul nucleare iraniano, da formalizzare entro due mesi. Trascorsi i quali, l’atteggiamento statunitense cambierebbe radicalmente. L’Iran, legato fin da gennaio alla Russia da una partnership strategica, sembra aver respinto seccamente il diktat, prima di diffondere un filmato in cui si vede un gigantesco bunker sotterraneo, pieno zeppo di vettori missilistici di vario genere. Parliamo di tutto questo assieme a Daniele Dell’Orco, giornalista e saggista specializzato in questioni geopolitiche.
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