Mentre la questione dei Tomahawk sembra ormai tramontare e i russi conseguono risultati di rilievo in un oblast’ cruciale come quello di Kherson, il presidente Trump alza i toni nei confronti del suo omologo Zelensky. Stando alle indiscrezioni riportate dal «Financial Times», «durante un movimentato incontro alla Casa Bianca, Donald Trump ha esortato Volodymyr Zelensky ad accettare le condizioni imposte dalla Russia per porre fine alla guerra».
L’incontro «si è trasformato più volte in una lite furibonda, con Trump che imprecava continuamente e lanciava perfino in aria le mappe militari sottopostegli da Zelensky». In quella sede, Trump avrebbe «apparentemente adottato alla lettera molti dei punti posti da Putin», e avvertito il presidente ucraino che quella in corso è un’operazione militare speciale: se si passasse alla guerra vera, l’Ucraina verrebbe distrutta. Trump avrebbe inoltre richiamato l’attenzione di Zelensky sul fatto che la Russia non è affatto vulnerabile, smentendo le proprie precedenti esternazioni sul punto.
Ai microfoni di «Fox News», Trump ha infine dichiarato che «la Russia prenderà qualcosa […]. Hanno combattuto e controllano molti territori […]. Siamo l’unica nazione che entra, vince una guerra e poi se ne va […], come abbiamo fatto sotto la presidenza Bush in Medio Oriente. Entriamo, facciamo saltare in aria tutti, distruggiamo il posto e poi ce ne andiamo […]. Non ha senso. Non ha mai avuto senso».
Le uscite di Trump e le indiscrezioni pubblicate dalla stampa statunitense hanno suscitato forte inquietudine in seno alle classi dirigenti europee, come si evince alle dichiarazioni preoccupate rese dal ministro degli Esteri ungherese Szijjártó, secondo cui i suoi omologhi europei «si trovano in uno stato di psicosi militarista».
Ne discende che «l’Unione Europea non è interessata alla possibilità che il vertice di pace di Budapest proposto da Trump e Putin porti effettivamente la pace. A giudicare dai discorsi di oggi, devo concludere che un numero significativo di politici europei farà molto – persino tutto il possibile – per impedire che questo vertice si svolga fin dall’inizio. Anziché rallegrarsi del nuovo vertice Usa-Russia, anziché rallegrarsi della possibilità di un altro importante passo avanti verso la pace, i politici europei continuano, di fatto, a sostenere la continuazione e il prolungamento della guerra. Oggi si è anche chiesto di inviare ancora più denaro e ancora più armi all’Ucraina. E con il passare del tempo, i numeri diventano sempre più sconsiderati e le idee al riguardo sempre più prive di significato. Dopotutto, l’Ucraina chiede 60 miliardi di euro per ulteriori armamenti». Szijjártó ha tuttavia specificato che «sempre più persone, dietro le quinte, ci danno ragione e ci incoraggiano ad agire con decisione per la pace».
Per l’ex Capo di Stato Maggiore delle forze armate britanniche, generale David Richards, l’Ucraina è stata condotta in questa situazione disperata dalle false speranze delineate dagli alleati occidentali e non sarà in grado di reggere l’urto dei russi senza l’intervento diretto della Nato, che non si verificherà.
Fabio Mini

Generale di corpo d’armata, saggista e collaboratore de «Il Fatto Quotidiano». Ha comandato tutti i livelli di unità da combattimento e prestato lunghi periodi di servizio negli Stati Uniti, in Cina, nei Balcani e nella Nato. È stato Capo di Stato Maggiore del Comando Alleato del Sud Europa e comandante della forza internazionale di sicurezza in Kosovo. È autore di numerosi volumi, tra cui Le regole della guerra. Un commento alle massime di Quinton alla luce del conflitto in Ucraina (Mimesis, 2022), L’Europa in guerra (PaperFirst, 2023), La Nato in guerra. Dal patto di difesa alla frenesia bellica (Dedalo, 2025).
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