Nei giorni scorsi, le Forze di Supporto Rapido sudanesi hanno proclamato la conquista della capitale del Darfur settentrionale el-Fasher, sottoposta da mesi e mesi a un durissimo assedio. Secondo alcuni analisti, la caduta della città potrebbe aprire il varco a una vera e propria svolta nella guerra civile, che dalla primavera del 2023 ha mietuto migliaia di vittime e trasformato quasi 14 milioni di sudanesi in sfollati.
Le immagini satellitari e le testimonianze di quanti sono riusciti a fuggire dal Paese riportano episodi di violenze ed esecuzioni di massa, con almeno 2.00 civili assassinati in appena un giorno dalle forze di supporto rapido. Decine di migliaia di persone sono ancora intrappolate in città e nelle aree circostanti.
In un comunicato, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato di aver ricevuto centinaia di segnalazioni allarmanti di crimini e violenze commesse dalle Forze di Supporto Rapido a el-Fasher e nella città di Bara, nello Stato del Kordofan settentrionale. Volker Türk, a capo dell’Ufficio dell’Onu, ha lanciato l’allarme per il rischio crescente di violazioni e atrocità motivate da ragioni etniche. Nella primavera del 2023, dopo aver conquistato la città di Geneina, nel Darfur occidentale, le Forze di Supporto Rapido uccisero fino a 15.000 civili, per lo più appartenenti a gruppi non arabi.
La situazione sul terreno è confusa, le notizie difficilmente verificabili, ma diversi filmati diffusi da attivisti locali nella città mostrano persone morte a terra e spari contro gruppi di civili disarmati. Le comunicazioni satellitari Starlink – l’unica rete funzionante – sono state interrotte, lasciando la città in un blackout totale, secondo il sindacato dei giornalisti sudanesi.
Ad agosto scorso, le Nazioni Unite avevano denunciato che oltre 600.000 persone erano già state costrette alla fuga, mentre circa 260.000 erano rimaste intrappolate senza accesso ad alcuna forma di assistenza. La conquista della città conferisce alle Forze di Supporto Rapido – originate dalle milizie arabe Janjaweed, accusate di aver perpetrato un genocidio al soldo dell’ex presidente Omar al-Bashir – il controllo su tutti i cinque capoluoghi del Darfur. Una svolta che consolida la presa del governo parallelo instaurato presso la città di Nyala, capitale del Darfur meridionale, e che secondo diversi osservatori potrebbe preannunciare di fatto l’ulteriore balcanizzazione del Sudan, supplementare a quella verificatasi nel 2011 con il distacco del Sud Sudan.
I paramilitari inquadrati nelle Forze di Supporto Rapido controllano attualmente un territorio vasto quanto la Francia, al confine con Libia, Ciad, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan.

Chi sono le Forze di Supporto Rapido?
Guidate da Mohamed Hamdan Daglo (detto Hemetti), le Forze di Supporto Rapido beneficiano del supporto attivo degli Emirati Arabi Uniti, come confermano diversi rapporti dell’Onu. Nello specifico, Abu Dhabi fornisce armi, droni e perfino mercenari colombiani alla milizia di Daglo.

In un discorso televisivo, il governatore del Darfur Minni Arko Minawi, ha attribuito la sconfitta a el-Fasher a uno sforzo congiunto da parte di uno «stato aggressore» che «sponsorizza e finanzia questa guerra», fornendo supporto materiale, logistico e di intelligence alle Forze di Supporto Rapido. Secondo Minawi, «el-Fasher non sarebbe caduta senza l’intervento di agenzie di intelligence nella regione, che hanno interrotto tutte le moderne comunicazioni satellitari». Un’azione, ha aggiunto, che ha impedito i contatti tra le sue forze sul campo e le sale di comando. Minawi ha quindi sferrato un duro atto d’accusa nei confronti della cosiddetta comunità internazionale, rimasta silente per non disturbare il «finanziatore» che «ha trasformato il denaro in carburante per il genocidio».
Filippo Bovo

Giornalista e saggista specializzato in questioni africane. È autore di numerosi volumi, tra cui Eritrea. Avanguardia di un’Africa nuova (Anteo edizioni, 2015), Yemen. Un Paese al centro della scacchiera (Anteo edizioni, 2015), Enrico Mattei. L’uomo della rinascita (Anteo edizioni, 2016)

