Lo scorso 15 luglio, la Verkhovna Rada ha votato a maggioranza pressoché assoluta (un voto contrario) il rinnovo per la sedicesima volta della legge marziale, prorogata fino al prossimo 5 novembre. Si estende così, per altri quattro mesi, il periodo di mobilitazione generale, in un contesto che vede le forze armate ucraine accusare crescenti difficoltà a contenere gli attacchi missilistici e gli avanzamenti territoriali russi, oltre che a rimpiazzare le perdite subite. E mentre la situazione sul campo di battaglia precipita, in particolare nelle aree di Pokrovsk e Kupyansk, si registra un brusco raffreddamento delle relazioni tra il presidente Zelensky e i suoi sponsor occidentali, che minacciano di tagliare i fondi qualora il governo non stronchi la piaga rappresentata dalla corruzione dilagante. L’irritazione europea è andata aumentando in seguito alle dichiarazioni formulate la scorsa settimana dallo stesso Zelensky, il quale ha invocato gli alleati a iniziare a finanziare i salari delle truppe ucraine, così da coadiuvare gli sforzi profusi da Kiev per mantenere elevato il ritmo dei reclutamenti e il morale della popolazione. «Gli europei – ha affermato il presidente ucraino – si sono sempre rifiutati di finanziare gli stipendi del nostro personale militare, limitandosi a pagare le armi. I nostri stessi militari possono tuttavia diventare l’arma che protegge tutti». Basandosi sulle confidenze rese dalle solite fonti di alto livello all’interno della comunità militare e di intelligence statunitense, Seymour Hersh sostiene che all’interno dell’amministrazione Trump sarebbe maturata l’idea di scaricare Zelensky e sostituirlo con una figura maggiormente “affidabile”, come l’ex Capo di Stato Maggiore e attuale ambasciatore ucraino a Londra Valerij Zalužny. Sullo sfondo, l’Unione Europea esce a pezzi dai negoziati con Cina e Stati Uniti incentrati sul tema dei dazi.
Gianandrea Gaiani

Giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa». Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. È autore di numerosi volumi, tra cui Immigrazione. La grande farsa umanitaria (Aracne Editrice, 2017) e L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023).
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