Nei giorni scorsi, centinaia di alti ufficiali delle forze armate statunitensi sono confluiti a Quantico per presenziare al cosiddetto “Liberation Day dell’esercito”. L’evento è stato introdotto dal presidente Trump, il quale ha posto l’accento sulla necessità di recuperare il merito come criterio di selezione e risvegliare lo “spirito guerriero” dell’esercito. Il segretario alla Guerra Hegseth, invece, ha stigmatizzato il lassismo e la politicizzazione in direzione woke che hanno preso piede in seno alle forze armate, confermato il proposito di ridurre il numero di generali e ammiragli, annunciato l’innalzamento degli standard atletici, disciplinari e perfino estetici del personale militare. Chi non è d’accordo con il “nuovo corso”, ha spiegato Hegseth, può rassegnare le dimissioni. La requisitoria del segretario alla Guerra ha destato sconcerto e inquietudine, anche perché si inscrive in una più ampia riformulazione del ruolo delle forze armate, che conformemente alle anticipazioni di «Politico» e del «Washington Post» in merito al contenuto della National Defense Strategy dovrebbero occuparsi soprattutto di “emisfero occidentale”. Territorio nazionale compreso, come dichiarato esplicitamente dallo stesso Trump nel corso del discorso d’apertura riaffermando di fatto le posizioni assunte il 20 gennaio, quando, nel suo primo giorno in carica, firmò un ordine esecutivo che chiedeva al Comando Settentrionale degli Stati Uniti di contribuire a «sigillare i confini e mantenere la sovranità, l’integrità territoriale e la sicurezza degli Stati Uniti respingendo forme di invasione, tra cui l’immigrazione illegale di massa, il traffico di stupefacenti, il contrabbando, la tratta di esseri umani e altre attività criminali». «Proteggere il confine è la massima priorità per la base, e credo anche per i moderati. Quindi questo cambiamento è in linea con gli impegni assunti», ha affermato un funzionario statunitense che ha parlato con «Military Times» in condizione di anonimato. Sullo sfondo, si intensifica la pressione militare sul Venezuela, in parallelo a un massiccio trasferimento di aerei cisterna e sistemi antimissilistici Thaad in Medio Oriente in vista di una possibile, nuova aggressione nei confronti dell’Iran.
Andrea Zhok

Professore di filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano e saggista. È autore di numerosi volumi, tra cui Critica della ragione liberale. Una filosofia della storia corrente (Meltemi, 2020), Oltre destra e sinistra. La questione della natura umana (Il Cerchio, 2023), La profana inquisizione e il regno dell’anomia. Sul senso storico del politicamente corretto e della cultura woke (Il Cerchio, 2024), Il senso dei valori. Fenomenologia, etica, politica (Mimesis, 2024).
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