Mentre i riflettori mediatici si orientano verso Istanbul, sede designata per ospitare trattative dirette tra le delegazioni russa e ucraina, in Medio Oriente si registrano stravolgimenti di enorme portata. Nell’arco di pochi giorni, si è assistito alla conclusione delle operazioni militari statunitensi contro lo Yemen senza che gli Houthi ponessero fine ai loro attacchi contro Israele; alla ripresa dei negoziati con Teheran imperniati sulla questione del nucleare iraniano; all’interruzione dei contatti diretti tra Trump e Netanyahu; alla rimozione dal ruolo di consigliere per la Sicurezza Nazionale di un “super-falco” anti-iraniano come Michael Waltz; alla cancellazione della visita già programmata in Israele del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che ha preferito accompagnare Trump nel suo tour diplomatico nella penisola araba, culminato con il raggiungimento di una serie di intese di indubbio rilievo con i vertici sauditi. Michael Oren, già ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, ha dichiarato a «Bloomberg» che «quando la destra israeliana esultava per l’elezione di Trump, ho invitato tutti alla cautela. Ma quello che sta succedendo va anche oltre ciò che temevo. Donald Trump è un problema per il mondo intero. Credevo che saremmo stati trattati in modo diverso. Ci sbagliavamo». Lo stesso Netanyahu ha dichiarato dinnanzi alla Commissione Esteri e Difesa della Knesset che, a suo avviso, Israele dovrebbe «disintossicarsi dall’assistenza militare statunitense».
Gaetano Colonna

Storico, docente, saggista e animatore del sito «Clarissa». È autore di numerosi volumi, tra cui Medio Oriente senza pace. Da Suez al Golfo e oltre, strategie, conflitti, speranze (Edilibri, 2009), Ucraina tra Russia e Occidente. Un’identità contesa (Edilibri, 2022).
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