Nei giorni scorsi, il presidente Trump ha annunciato l’imminente fornitura a Kiev di «oltre 17» batterie Patriot comprensive dei relativi intercettori, più attrezzature militari non ancora specificate. Tutto a spese dei Paesi europei, come sottolineato più volte dallo stesso Trump e confermato dall’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato Matt Whitaker. I vertici istituzionali di alcuni Stati hanno tuttavia espresso l’indisponibilità a inserirsi nello schema trumpiano: si vedrà. L’inquilino della Casa Bianca ha in ogni caso minacciato di imporre dazi secondari del 100% qualora la Russia non adotti un atteggiamento costruttivo in sede negoziale entro 50 giorni, assecondando le correnti più oltranziste facenti capo al senatore repubblicano Lindsey Graham. L’attivismo statunitense si inserisce in un quadro strategico caratterizzato da crescenti difficoltà registrate dall’Ucraina nel contenere gli attacchi missilistici e gli avanzamenti sul terreno ad opera delle forze armate russe. Secondo il politologo russo Dmitrij Trenin, quella in atto in Ucraina rappresenta un episodio cruciale della Terza Guerra Mondiale, ingaggiata già da tempo dall’Occidente con la “triade” anti-egemonica composta da Russia, Cina e Iran. Vale a dire tre dei quattro Paesi (l’altro è la Corea del Nord) che la National Intelligence statunitense ha individuato lo scorso marzo come le principali minacce statali alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. «Per l’America e l’Europa – scrive Trenin – non è ancora l’ultima battaglia, ma è sicuramente quella decisiva.
Francesco Dall’Aglio

Medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di Storia Medievale dell’Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room». È coautore del volume, scritto assieme a Carlo Ziviello, Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba (Ad Est dell’Equatore, 2023).
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