La proposta avanzata recentemente dal presidente Donald Trump, di trasformare la Striscia di Gaza da “un inferno” alla “Riviera del Medio Oriente”, previo trasferimento dei suoi abitanti non si sa bene dove (Giordania, Egitto, Arabia Saudita, ecc.), ha suscitato un’ondata di sdegno a livello mondiale. In pochi hanno ravvisato la logica tipicamente “trumpiana” sottostante al progetto di “riqualificazione” della Striscia, di cui è stato proprio nei giorni scorsi realizzato uno “studio di fattibilità” da parte di Curtis Yarvin. Vale a dire un intellettuale eccentrico e difficilmente categorizzabile, noto per aver fondato il movimento filosofico anti-egualitario e anti-democratico Dark Enlightenment. Ma soprattutto, Yarvin e le sue idee hanno attirato l’interesse di alcuni elementi chiave dell’amministrazione Trump come il vicepresidente Jd Vance e l’alto funzionario del Dipartimento di Stato Michael Anton, sia di imprenditori vicini al magnate come Peter Thiel. Nel gennaio scorso, Yarvin ha inoltre partecipato alla cerimonia inaugurale organizzata da Trump a Washington, in qualità – scrive la rivista «Politico» – di «ospite d’onore informale», in grado di «esercitare un’influenza sproporzionata sulla destra trumpiana». Parliamo di tutto questo assieme a Roberto Buffagni, studioso di questioni geostrategiche, scrittore e collaboratore del sito «Italia e il Mondo».
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