Dall’Unione Europea e dalla Nato si levano voci particolarmente minacciose. Alle recenti uscite del Capo di Stato Maggiore delle forze armate francesi, generale Fabien Mandon, hanno fatto seguito le dichiarazioni rese dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comando militare della Nato, al «Financial Times».

Le posizioni assunte da Cavo Dragone
Stando alle sue affermazioni, l’Alleanza Atlantica sta valutando l’adozione di una postura «più aggressiva nel rispondere agli attacchi informatici, ai sabotaggi e alle violazioni dello spazio aereo della Russia». L’alto ufficiale ha spiegato che «stiamo studiando tutto… Sul fronte informatico, siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando».
Cavo Dragone ha quindi asserito che «un attacco preventivo potrebbe essere considerato un’azione difensiva», specificando tuttavia che si tratta di opzioni «molto lontane dal nostro normale modo di pensare e di comportarci».
La Nato e i suoi membri, ha spiegato Cavo Dragone, hanno «molti più limiti rispetto alla nostra controparte, di natura etica, legale, giurisdizionale. È un problema. Non voglio dire che sia una posizione perdente, ma è una posizione più difficile di quella in cui si trova la nostra controparte».
Cavo Dragone ha concluso che la sfida cruciale verte sull’acquisizione della capacità di scoraggiare future aggressioni.
«Il modo in cui si ottiene la deterrenza – attraverso la ritorsione o l’attacco preventivo – è qualcosa che dobbiamo analizzare a fondo perché in futuro potrebbe esserci ancora più pressione su questo fronte», ha affermato Cavo Dragone.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato in una nota che le esternazioni formulate da Cavo Dragone al «Financial Times» rappresentano «un passo estremamente irresponsabile, che dimostra la volontà dell’Alleanza Atlantica di aggravare ulteriormente la situazione. Queste dichiarazioni dovrebbero essere considerate come un tentativo deliberato di indebolire gli sforzi in corso volti a risolvere la crisi ucraina. Chi si lascia andare a una retorica del genere deve comprendere chiaramente i rischi e le potenziali conseguenze che ne deriverebbero, anche per gli stessi Stati membri dell’Alleanza Atlantica».
La Nato, ha aggiunto la Zakharova, «ha smesso da tempo di nascondere i suoi veri obiettivi e intenzioni […]. Sullo sfondo della crescente isteria anti-russa della Nato e del persistente allarmismo su un “imminente attacco” della Russia ai suoi stati membri, le dichiarazioni di Cavo Dragone non solo alimentano le tensioni, ma aggravano seriamente il confronto in essere».
La linea d’azione tratteggiata da Cavo Dragone non è, naturalmente, frutto di opinioni personali. Si ricollega piuttosto, come ha sottolineato il generale Fabio Mini sul «Fatto Quotidiano», a una pianificazione militare tratteggiata nel 2024 dal generale statunitense Christopher Cavoli.

Dal campo di battaglia alla diplomazia armata
Intanto, mentre le delegazioni statunitense e russa si incontravano a Mosca nell’ambito dei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, le forze armate russe hanno annunciato la conquista dei capisaldi di Pokrovsk e Volčansk.
Gli ucraini, invece, hanno preso di mira con droni sia aerei che marini alcune petroliere russe nelle acque del Mar Nero e perfino in prossimità delle coste del Senegal. Putin ha reagito in maniera molto sbrigativa, specificando che queste azioni incoraggiano la Russia a privare l’Ucraina dello sbocco al mare.
Sul «Telegraph», invece, l’ex Capo di Stato Maggiore delle forze armate ucraine e attuale ambasciatore in Gran Bretagna Valerij Zalužny scrive che la Russia ha trascinato l’Ucraina in una guerra di logoramento «al quale, proprio come nel 2022, non eravamo pronti. Gli eventi del 2024 e del 2025, nonostante i risultati minori al fronte, indicano l’assoluta efficacia di tale strategia per la Russia nei suoi sforzi per raggiungere il suo obiettivo politico».
Tuttavia, spiega Zalužny, «una guerra di logoramento è in corso anche sul fronte politico ed economico. Le azioni militari svolgono un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi politici, ma non ne costituiscono la fase finale».
L’ex Capo di Stato Maggiore delle forze armate ucraine invita quindi a immaginare «che la Russia occupi completamente la regione di Donetsk. La guerra non finirebbe, perché non raggiungerebbe l’obiettivo politico. La Russia cerca di creare le condizioni per il crollo dell’Ucraina sul fronte militare, economico e politico».
Ne consegue che «in assenza di una visione unitaria riguardo alla definizione di una nuova architettura di sicurezza nel continente europeo, senza garanzie di sicurezza e programmi finanziari concreti, la guerra con la Russia rischia di trasformarsi in una guerra più ampia per la conquista dell’Europa orientale».
L’ex generale ha quindi identificato come necessarie garanzie di sicurezza per l’Ucraina «l’adesione del Paese alla Nato, il dispiegamento di armi nucleari sul territorio ucraino o il posizionamento di un grande contingente militare in grado di resistere alla Russia».
Tuttavia, «oggi non se ne parla e, pertanto, la guerra probabilmente continuerà. Non solo militarmente, ma anche sul fronte politico ed economico. La Russia potrebbe cambiare gli strumenti e le forme della sua aggressione, ma tutti continueranno a perseguire lo stesso scopo».
Fabio Mini

Generale di corpo d’armata, saggista e collaboratore de «Il Fatto Quotidiano». Ha comandato tutti i livelli di unità da combattimento e prestato lunghi periodi di servizio negli Stati Uniti, in Cina, nei Balcani e nella Nato. È stato Capo di Stato Maggiore del Comando Alleato del Sud Europa e comandante della forza internazionale di sicurezza in Kosovo. È autore di numerosi volumi, tra cui L’Europa in guerra (PaperFirst, 2023), La Nato in guerra. Dal patto di difesa alla frenesia bellica (Dedalo, 2025).
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