Si avvicina la data – prevista per l’1 agosto – in cui entreranno in vigore i dazi statunitensi verso una vasta gamma di soggetti, tra cui l’Unione Europea. A quest’ultima, l’amministrazione Trump richiede esplicitamente un aumento significativo delle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (Gnl) statunitense, e implicitamente sia la rimozione di alcune barriere non tariffarie, sia la liberalizzazione dei sistemi sanitario e previdenziale al fine di trasformare il “vecchio continente” in un “terreno di caccia” per i grandi fondi Usa. Prima di vedersi imporre dazi del 30%, i Paesi europei avevano accettato, in occasione del vertice della Nato dell’Aja, di innalzare le spese militari alla soglia del 5% del Pil. Un aumento drastico, destinato ad accrescere ulteriormente il volume delle importazioni di sistemi d’arma statunitensi (già cresciute del 155% tra il periodo 2015-2019 e il periodo 2020-2024) ma comunque insufficiente a scongiurare la ritorsione tariffaria statunitense. Di fronte alla quale le classi dirigenti europee sembrano impotenti, attonite, incapaci di elaborare misure di rappresaglia dotate di una qualche rilevanza e di guardarsi attorno alla ricerca di sponde internazionali funzionali a contenere l’offensiva statunitense. Quale destino si staglia dinnanzi all’Europa?
Guido Salerno Aletta

Giornalista, saggista, collaboratore di «Milano Finanza» e «Money» ed ex vicepresidente di Telecom Argentina con all’attivo incarichi istituzionali di rilievo a Palazzo Chigi e al Ministero delle Comunicazioni. È autore di numerosi volumi, tra cui Contro il colonialismo finanziario. Le vere guerre fra gli Stati da Bretton Woods ai nostri giorni (Class Editori, 2014), Non ci fidiamo più. Un nuovo ineluttabile futuro senza democrazia, libertà, Stati (autoprodotto, 2024)
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