Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha annullato una visita in Cina perché nessuna autorità locale era disposta a incontrarlo. Uno schiaffo diplomatico clamoroso, attestante le crescenti tensioni tra i due Paesi incentrate soprattutto su commercio e guerra russo-ucraina.

Wadephul avrebbe dovuto incontrare il suo omologo Wang Yi per ottenere sia un alleggerimento dei controlli imposti da Pechino sulle esportazioni di terre rare, sia una modifica della postura cinese in materia di politica estera.
Nel corso di una telefonata con Wadephul, Wang Yi ha esortato Berlino a «non formulare accuse infondate che contraddicono i fatti». La Germania, ha aggiunto Wang, «non dovrebbe impegnarsi nella “diplomazia del microfono”», sottolineando che le parti hanno tradizionalmente «intrattenuto strette relazioni», soprattutto sul fronte economico. Tuttavia, negli ultimi anni i legami si sono logorati a causa di molteplici questioni: dalle accuse di pratiche commerciali sleali contro Pechino e alle violazione dei diritti umani. Gli esportatori tedeschi hanno sofferto sia l’ondata di dazi imposta dall’amministrazione Trump, sia le restrizioni cinesi alle spedizioni di materiali chiave come terre rare e microchip.
Le restrizioni commerciali di Pechino, in particolare su terre rare e semiconduttori, erano tra le questioni che Wadephul intendeva discutere durante la visita. Wang, durante la telefonata, ha anche ribadito che il principio della “unica Cina” è il fondamento politico più importante delle relazioni bilaterali, dal momento che Pechino considera Taiwan parte «sacra e inalienabile del territorio nazionale». «La Cina un tempo ha sostenuto incondizionatamente la riunificazione della Germania e spera che la Germania, dopo aver sperimentato il dolore della divisione, possa comprendere appieno e sostenere la Cina nella salvaguardia della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale», ha affermato Wang.
Wadephul aveva recentemente criticato la postura aggressiva di Pechino verso Taipei. Ad agosto, il ministro degli Esteri tedesco e il suo omologo giapponese Iwaya Takeshi hanno tenuto a Tokyo il primo dialogo strategico ministeriale Giappone-Germania. Durante l’incontro, Wadephul aveva ripetutamente formulato dichiarazioni di condanna nei confronti della Cina, accusandola platealmente di «comportamento sempre più aggressivo» nello Stretto di Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale. Aveva inoltre affermato che, «per salvaguardare la nostra libertà, la Germania e il Giappone devono e intendono investire di più nella propria sicurezza».
Come cambia la natura del commercio tra Cina e Germania
Lo scorso gennaio, l’allora cancelliere in pectore Merz aveva collocato la Cina nel novero del cosiddetto “asse di autocrazie” in quanto irrispettosa degli «standard occidentali dello Stato di diritto», ed esortato le aziende tedesche a moderare l’esposizione nei confronti dell’ex Celeste Impero in ragione delle crescenti tensioni geopolitiche che si registrano nella regione dell’Indo-Pacifico.
I dati indicano che la Cina ha superato gli Stati Uniti come principale partner commerciale della Germania sebbene l’export tedesco verso la Cina sia colato letteralmente a picco, con un calo del 13,5% su base annua a 54,7 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2025. In compenso, le importazioni dalla Cina sono aumentate dell’8,3%, a 108,8 miliardi di euro.

Combinata a questo marcato e crescente squilibrio commerciale, l’umiliazione riservata dalla Cina alla Germania assume un valore simbolico notevolissimo, perché emblemizza un vero e proprio passaggio d’epoca. Pechino ha sottolineato urbi et orbi che il “secolo delle umiliazioni” è definitivamente tramontato.
Alessandro Visalli

Architetto, saggista, studioso di questioni politiche ed economiche, animatore del sito «Nella fertilità cresce il tempo», collaboratore della rivista «La Fionda» e del sito «L’Interferenza». È autore dei volumi Dipendenza. Capitalismo e transizione multipolare (Meltemi, 2020) e Classe e partito. Ridare corpo al fantasma del collettivo (Meltemi, 2023).
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