Proseguono a Ginevra i negoziati tra le delegazioni di Stati Uniti, Ucraina, Gran Bretagna, Francia e Germania incentrati sul piano da 28 punti predisposto dall’amministrazione Trump con il supporto di rappresentanti russi per porre fine alla guerra in Ucraina.
Gli sponsor europei di Kiev, dal canto loro, si sono affrettati a stilare una controproposta per la conclusione della guerra in Ucraina di cui circolano due versioni, presentate dal «Telegraph» e da «Reuters».
Il segretario di Stato Rubio ha affermato che i colloqui si sono rivelati particolarmente costruttivi, con le delegazioni che hanno perfezionato le proposte per ridurre le lacune rimanenti.
A differenza di quanto riportato dal «Financial Times», secondo cui la delegazione statunitense stava acconsentendo a ridurre i punti salienti a 19 per effetto di un’incorporazione delle istanze europee, Rubio parla invece ancora di un piano per porre fine alla guerra in Ucraina da 26-28 punti. Mancherebbe, allo stato attuale, un’intesa generale in merito a un paio di punti specifici.
Rubio ha comunque chiarito che «i russi devono essere d’accordo. Siamo partiti fin dalle prime fasi di questo processo con la nostra comprensione della posizione di Mosca, così come ci è stata comunicata in numerosi modi. È una parte fondamentale dell’equazione».
Porre fine alla guerra in Ucraina: le “linee rosse” di Kiev
Il presidente della Verkhovna Rada Ruslan Stefanchuk, invece, ha elencato una serie di “linee rosse” da non oltrepassare nel corso dei negoziati volti a concludere la guerra in Ucraina, consistenti in:
• nessun riconoscimento formale dell’occupazione dei territori;
• nessun limite alle forze di difesa ucraine;
• nessuna restrizione sulle future alleanze ucraine, e quindi “porte aperte” all’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e alla Nato come componenti essenziali delle garanzie di sicurezza.

Il presidente Zelensky ha formulato dichiarazioni dello stesso tenore, affermando che il “problema principale” nei colloqui per la fine della guerra in Ucraina è costituito dalla richiesta del presidente Putin di riconoscimento de jure dei territori «che la Russia ha rubato. Ciò violerebbe il principio di integrità territoriale e sovranità. I confini non possono essere modificati con la forza».
Sul «Financial Times», Gideon Rachman scrive che «l’Ucraina non dovrebbe occuparsi di questo piano di Trump solo per cercare di affondarlo. Tra l’ansia che domina a Kiev e l’indignazione che imperversa in Europa, si rischia di dimenticare che è l’Ucraina stessa a volere la fine della guerra. Un cattivo accordo di pace potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza del Paese come nazione veramente indipendente. Ma anche la continuazione della guerra causa gravi danni all’Ucraina».
In attesa che una delegazione statunitense composta da diversi ufficiali di alto grado raggiunga Mosca per discutere del piano, l’Unione Europea fa rullare i tamburi di guerra.
Il Capo di Stato Maggiore delle forze armate francesi, generale Fabien Mandon, ha dichiarato che «dobbiamo prepararci a pagare il prezzo della guerra con la Russia, entro tre o quattro anni».
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha rincarato la dose, affermando che «tradizionalmente abbiamo indicato il 2029 come possibile orizzonte temporale, ma le valutazioni attuali parlano anche del 2028. Alcuni analisti militari ritengono che potremmo aver appena vissuto la nostra ultima estate di pace».
Il primo ministro finlandese Petteri Oro, invece, ha convocato i sette Paesi di cui si compone il fianco orientale dell’Unione Europea a un vertice che si terrà a Helsinki il prossimo 16 dicembre. Tema dell’incontro: definire le modalità di gestione congiunta delle minacce alla sicurezza dell’Europa e la prontezza alla difesa.
L’attenzione si concentra naturalmente sulla Federazione Russa: «Noi, come vicini della Russia, affrontiamo problemi di sicurezza comuni. Recentemente, le operazioni ibride, gli attacchi informatici e le violazioni dello spazio aereo sono aumentati. La difesa dell’Europa deve essere ulteriormente rafforzata al confine con la Federazione Russa», ha dichiarato Oro.
Il presidente Trump ha invece pubblicato un lungo post sul suo profilo Truth in cui si legge che: «quella tra Russia e Ucraina è una guerra violenta e terribile che, con una leadership forte e adeguata da parte di Stati Uniti e Ucraina, non sarebbe mai avvenuta. È iniziata molto prima che io assumessi il secondo mandato, durante l’amministrazione di Sleepy Joe Biden, e da allora è solo peggiorata».
L’inquilino della Casa Bianca ha quindi sottolineato che «se le elezioni presidenziali del 2020 non fossero state truccate e rubate, l’unica cosa in cui i democratici di sinistra radicale sono bravi a fare, non ci sarebbe stata la guerra Ucraina/Russia, come non c’è stata, nemmeno una menzione, durante il mio primo mandato».

Secondo il magnate newyorkese, «ho ereditato una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere, una guerra che è una perdita per tutti, specialmente per i milioni di persone che sono morte così inutilmente».
Inoltre, ha specificato Trump, «la “leadership” ucraina non ha espresso alcuna gratitudine per i nostri sforzi, e l’Europa continua ad acquistare petrolio dalla Russia. gli Usa continuano a vendere enormi quantità di armi alla Nato, da distribuire all’Ucraina (il corrotto Biden ha dato tutto gratis)».
Francesco Cosimato

Generale di brigata, paracadutista militare, direttore di lancio e ispettore per attività di controllo degli armamenti. Ha ricoperto numerosi incarichi di comando e staff, tra cui missioni in Somalia, Bosnia e Kosovo. Ha comandato unità come il I Gruppo del 33° Reggimento artiglieria terrestre Acqui e il 21° Reggimento Artiglieria Trieste. Ha operato presso lo Stato Maggiore dell’esercito e la Nato. Collabora con svariati giornali e riviste, tra cui «Krisis».
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