Poche ore fa, il «Wall Street Journal» ha riportato che, stando alle confidenze rese da fonti interne al governo di Washington confermate anche da «Reuters», «gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina informazioni di intelligence per attacchi missilistici a lungo raggio sulle infrastrutture energetiche russe». Il tutto mentre l’amministrazione Trump valuta la fornitura a Kiev dei missili di precisione a lungo raggio Tomahawk, che secondo l’analista militare Michael Clarke «potrebbero espandere in modo significativo le capacità di attacco dell’Ucraina». Al punto da rendere ipoteticamente realizzabile operazioni estremamente ardite come uno sbarco anfibio in Crimea. Per il sempre ben informato Seymour Hersh, la fine della guerra è ancora molto lontana, anche perché, gli avrebbero rivelato alcuni funzionari statunitensi di altissimo livello, l’amministrazione Trump reputa la Russia vulnerabile in un’ottica di medio-lungo periodo, a dispetto dei suoi costanti avanzamenti sul campo di battaglia ucraino. Il clima collaborativo consacrato dal vertice in Alaska di Ferragosto sarebbe insomma svanito, mentre Israele scalpita e gli Stati Uniti siglano un accordo di difesa con il Qatar, cercano consenso attorno al piano in 20 punti per Gaza e trasferiscono aerei cisterna e sistemi antimissilistici Thaad in Medio Oriente. Una mossa, quest’ultima, che potrebbe preludere a un nuovo attacco all’Iran, a cui, stando a quanto riportato dal «Washington Post», l’amministrazione Trump avrebbe posto quattro condizioni fondamentali per evitare il peggio: interruzione dei processi di arricchimento dell’uranio; limitazione del raggio dei vettori missilistici; revoca del supporto alle forze inquadrate nell’“Asse della Resistenza”; avvio di colloqui diretti con gli Stati Uniti. Verso quale scenario ci stiamo orientando?
Alex Krainer

Analista finanziario, ricercatore, trader e gestore di hedge fund. È fondatore di Krainer Analytics e creatore di I-System Trend Following.
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