Questa notte, Israele ha sferrato l’atteso attacco contro l’Iran, nell’ambito dell’Operazione Rising Lion. Stando a indiscrezioni trapelate alla stampa israeliana, il Mossad avrebbe messo preventivamente fuori uso radar e sistemi antiaerei spianando la strada ai raid aerei, che hanno preso di mira il sito di Natanz, depositi di munizioni a Piranshahr, edifici residenziali di Teheran, infrastrutture critiche a Tabriz e Arak, obiettivi di vario genere nella regione di Kermanshah, Khondab e Isfahan e figure di spicco delle forze armate e dell’accademia iraniana. Nell’elenco dei caduti figurano, per il momento, il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, generale Mohammad Bagheri; il suo vice Gholamali Rashid; il comandante delle Guardie Rivoluzionarie Hossein Salami; il direttore dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran Fereydoun Abbasi; il fisico e presidente dell’Università Islamica Azad Mohammad Mehdi Taranchi. Il primo ministro Netanyahu ha dichiarato che Israele «ha colpito al cuore il programma di arricchimento nucleare dell’Iran», mentre il segretario di Stato Marco Rubio ha puntualizzato che gli Stati Uniti non sono in alcun modo coinvolti nell’attacco. Il comunicato diramato da Washington non ha convinto le autorità di Teheran, che per tramite del ministro degli Esteri Araghchi hanno dichiarato che «rispondere a questa aggressione è un diritto legittimo dell’Iran, ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Le forze armate iraniane non esiteranno a difendere la nazione islamica con tutte le forze e i mezzi disponibili. Il regime sionista non avrebbe potuto portare a termine questo attacco senza il coordinamento e l’approvazione degli Stati Uniti. I quali, in quanto principali sostenitori dell’azione, si assumeranno la piena responsabilità delle conseguenze». Arabia Saudita e Oman hanno condannato duramente l’aggressione israeliana, avvenuta poche ore dopo che le autorità omanite avevano annunciato l’imminenza della quarta tornata di negoziati tra Stati Uniti e Iran.
Marco Carnelos

Ex diplomatico con all’attivo incarichi in Somalia, Iraq e Nazioni Unite. Presiede la società di consulenza McGeopolicy e collabora con la testata «Middle East Eye».
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