Sul fronte russo-ucraino, i negoziati non sembrano registrare sviluppi significativi, mentre la situazione sul campo di battaglia volge sempre più a favore dei russi, suscitando l’irritazione di Trump secondo cui Mosca «sta giocando con il fuoco». Subito dopo, due anonimi alti funzionari occidentali hanno rivelato al «Kyiv Post» che le restrizioni alle operazioni militari ucraine imposte a Kiev dall’amministrazione Biden sono «attualmente in fase di revisione, poiché il presidente Trump ritiene che l’attuale status quo non risulti confacente ai nostri interessi comuni di portare la Russia al tavolo negoziale». La notizia giunge in parallelo alle dichiarazioni contraddittorie formulate dai massimi rappresentanti istituzionali tedeschi circa la possibile consegna all’Ucraina dei missili da crociera Taurus. Mosca ha definito l’atteggiamento possibilista adottato dal cancelliere Merz riguardo alla questione dei Taurus «uno sviluppo pericoloso». Al punto che, stando a quanto affermato dalla caporedattrice di «Russia Today» Margarita Simonyan, le autorità del Cremlino starebbero valutando l’ipotesi di prendere di mira obiettivi tedeschi qualora i Taurus dovessero essere impiegati contro il territorio russo. Le dichiarazioni di Merz sono arrivate al culmine di massicci attacchi con droni e missili sferrati dalle forze armate russe in tutta l’Ucraina, dopo che, stando a quanto affermato da un funzionario militare russo, l’elicottero su cui Putin stava viaggiando per raggiungere l’oblast’ di Kursk era stato preso di mira dai droni ucraini. Tre fonti russe addentro ai negoziati che Mosca e Kiev stanno tenendo a Istanbul, in compenso, hanno riferito a «Reuters» che «Putin è pronto a siglare un accordo di pace, ma non a qualsiasi prezzo». Nello specifico, il Cremlino esigerebbe un impegno scritto da parte delle principali potenze occidentali a non allargare ulteriormente la Nato verso est, oltre che la neutralità dell’Ucraina, la revoca di alcune sanzioni, la riconsegna dei beni sovrani russi congelati in Occidente e la tutela delle popolazioni russofone in Ucraina. Qualora dovesse rendersi conto dell’impossibilità di ottenere l’accoglimento delle condizioni poste sul tavolo, Mosca proseguirà le operazioni militari dimostrando agli ucraini e agli europei che «la pace di domani sarà ancora più dolorosa». Parallelamente, l’Iran sta prendendo in considerazione la possibilità di autorizzare ispettori statunitensi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) a monitorare l’andamento del programma nucleare della Repubblica Islamica, se riuscirà a mediare un accordo con Washington. Lo ha affermato il direttore dell’Organizzazione per l’Energia atomica dell’Iran Mohammad Eslami, nel contesto di un miglioramento della situazione negoziale con gli Stati Uniti riconosciuta anche dal presidente Trump. Quest’ultimo, scrive «Axios», avrebbe nel frattempo avvertito il primo ministro israeliano Netanyahu di non intraprendere alcuna azione che possa mettere a repentaglio le trattative con Teheran, dopo aver adottato una serie di misure che disallineano considerevolmente la politica statunitense dagli interessi israeliani. Non è tuttavia scontato che Netanyahu presti ascolto a Trump. Lo sostiene il «New York Times», a detta del quale i funzionari d’intelligence statunitensi temono che Israele possa attaccare l’Iran senza preavviso anche in caso di accordo tra Washington e Teheran. Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».
Gianandrea Gaiani

Giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa». Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. È autore di numerosi volumi, tra cui Immigrazione. La grande farsa umanitaria (Aracne Editrice, 2017) e L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023).
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