Da quando, lo scorso 22 aprile, un gruppo terroristico pakistano ha assassinato una trentina di turisti indiani in un resort situato a Pahalgam, nel cuore del Kashmir, le tensioni tra Nuova Delhi e Islamabad sono andate costantemente acuendosi. Nel corso dei giorni successivi, si sono registrati scontri a fuoco, attacchi con missili e droni e perfino una battaglia aerea che ha visto l’aeronautica militare pakistana, dotata di velivoli J-10c di fabbricazione cinese, abbattere alcuni Rafale e Mirage francesi in forza all’aviazione indiana. Sebbene quella in corso si configuri come la più intensa riacutizzazione del conflitto indo-pakistano, le immagini satellitari, scrive il «New York Times», attesterebbero danni molto più contenuti rispetto a quanto dichiarato da entrambe le parti, e sembrano essere stati inflitti principalmente dall’India nei confronti del Pakistan. Eppure, stando a quanto riportato dalla «Cnn», la tregua provvisoria raggiunta nei giorni scorsi grazie alla mediazione statunitense, sarebbe ascrivibile soprattutto allo shock suscitato in seno alla classe dirigente indiana dalla forza militare dimostrata dal Pakistan. Più specificamente, dalle performance dei velivoli cinesi J-10c e dei missili aria-aria cinesi Pl-15, di cui il «Global Times», organo di stampa del Partito Comunista Cinese, ha ampiamente tessuto le lodi subendo come ritorsione da parte dell’India l’oscuramento dell’account sulla piattaforma Twitter/X. In compenso, le azioni della società cinese Chengdu Aircraft, produttrice dei J-10c, sono aumentate di circa il 40% nell’arco di una settimana, proprio in seguito alle ottime prestazioni realizzate nella guerra aerea indo-pakistana. Parallelamente, il leader dei separatisti baluci Mir Yar Baloch ha annunciato in un post su Twitter/X l’indipendenza del Belucistan dal Pakistan, adducendo decenni di violenze e soprusi subiti dalla popolazione locale ad opera delle autorità di Islamabad e ricercando l’appoggio sia dell’India che della cosiddetta “comunità internazionale”.
Come Carpentier de Gourdon

Politologo, consulente e saggista francese che vive tra Europa e India con all’attivo collaborazioni con numerose testate internazionali. È autore di numerosi volumi, tra cui From India to infinity. Memories of a hundred and one moons. An Indian odyssey (Har-Anand Publications, 2016), e A shining city on a hill. Novus ordo seclorum (Har-Anand Publications, 2018).
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