Il 5 marzo 1946, presso il Westminster College di Fulton (Missouri), Winston Churchill dichiarò che «da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente». A oltre trent’anni dalla fine della Guerra Fredda, Trieste torna ad acquisire una notevole rilevanza geostrategica in qualità di potenziale snodo nevralgico di due progetti infrastrutturali maturati nel contesto della sempre più accesa rivalità geopolitica sino-statunitense. Il primo, di matrice cinese, è stato annunciato da Pechino nel 2013, reca la denominazione di Belt & Road initiative (o Nuova Via della Seta) e si trova ormai da tempo in fase realizzativa; il secondo, partorito dagli Stati Uniti, prende il nome di India Mediterranean Economic Corridor (o Via del Cotone) e deve ancora essere riempito di contenuti ben precisi. Esiste anche un terzo progetto che annovera Trieste come fondamentale perno logistico, e cioè il Trimarium. Si tratta di una versione del vecchio Intermarium, concepita dal maresciallo Józef Piłsudski con l’obiettivo di riunire in un unico blocco incardinato sulla Polonia i territori compresi tra Mar Baltico, Mar Nero e Mar Adriatico. L’idea era quella di creare una confederazione multietnica, modellata sulla falsariga della vecchia Unione di Lublino, che fungesse da magnete per le popolazioni orientali e meridionali con il fine di minare la coesione interna all’Impero Zarista e smembrarlo lungo linee etniche. Allo stesso modo, il più moderno Trimarium si propone di unificare il “grande spazio” ricompreso tra Baltico, Mar Nero e Mare Adriatico attraverso un programma di ammodernamento infrastrutturale (ferrovie, autostrade, condutture energetiche e vie d’acqua) pienamente rispondente alle esigenze della Nato. Parliamo della ritrovata rilevanza acquisita da Trieste, che la rivista conservatrice statunitense «The National Interest» definisce «centrale rispetto alla competizione nell’Indo-Pacifico», assieme a Maria Morigi e Paolo Deganutti. Maria Morigi è archeologa, docente, studiosa di religioni orientali e saggista. Paolo Deganutti è giornalista e saggista specializzato in questioni geopolitiche e geoeconomiche, con all’attivo collaborazioni con «Limes», «Pluralia» e «Analisi Difesa».
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