L’Operazione Midnight Hammer condotta dagli Stati Uniti nei giorni scorsi, nel cui ambito bombe a penetrazione Gbu-57S sganciate da bombardieri stealth B-2 Spirit e missili Tomahawk lanciati da un sottomarino classe Ohio hanno colpito i siti nucleari iraniani di Natanz, Fordow e Isfahan, si presta a una molteplicità di letture. Il suo impatto militare, sostengono stime sia indipendenti che riconducibili allo stesso governo di Washington, sarebbe molto più contenuto rispetto a quanto suggerito dagli annunci trionfalistici formulati dal presidente Trump. Cosa che induce a ritenere che i moventi dell’attacco vadano ricercati anche al di fuori dello stretto ambito bellico, e riguardino da vicino le esigenze economiche e finanziare degli Stati Uniti, gravati da un debito federale fuori controllo, da un deficit di bilancio colossale e da una posizione finanziaria netta in continuo peggioramento. Anche la tenuta del dollaro come valuta internazionale sembra essere a rischio.
Alessandro Volpi

Saggista, collaboratore di «Altraeconomia» e «Valori» e docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. È autore di numerosi volumi, tra cui Prezzi alle stelle. Non è inflazione, è speculazione (Laterza, 2023), I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia (Laterza, 2024), Nelle mani dei fondi. Il controllo invisibile della grande finanza (Altraeconomia, 2024), L’America secondo Trump. Prospettive economiche e scenari globali (La Vela, 2025).
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