Poche ore fa, a coronamento di un conflitto che ha coinvolto Israele, Iran e Stati Uniti, il presidente Trump ha annunciato una tregua provvisoria tra Israele e Iran che ha dato fin da subito segnali di forte precarietà. Dopo aver colpito con bombe Gbu-57S e missili Tomahawk gli impianti nucleari iraniani i Natanz, Fordow e Isfahan, gli Stati Uniti tornano quindi – sulla falsariga di quanto accaduto rispetto al conflitto russo-ucraino – ad atteggiarsi a mediatori più o meno super partes, a fronte di proteste ufficiali formulate da gran parte del mondo nei confronti dell’Operazione Midnight Hammer e del rapido sgretolamento della base elettorale su cui Trump aveva costruito il movimento Make America Great Again (Maga). La situazione appare paradossale, con i governi di Teheran, Tel Aviv e Washington che dichiarano simultaneamente di aver prevalso sulle controparti nell’ambito di uno scontro che sembra tutt’altro che chiuso.
Gianandrea Gaiani

Giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa». Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. È autore di numerosi volumi, tra cui Immigrazione. La grande farsa umanitaria (Aracne Editrice, 2017) e L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023).
SOSTEGNO
GoFundMe
https://www.gofundme.com/f/la-crescita-de-il-contesto