La Banca Centrale Europea (Bce) si prepara a varare un secondo taglio dei tassi di interesse dello 0,25%, successivo a quello di analoga entità disposto a ottobre e il quarto da giugno a questa parte. La mossa sarebbe dettata dalla necessità elaborare misure preventive in grado di mitigare l’impatto dei dazi che l’amministrazione Trump dovrebbe imporre una volta ultimato l’insediamento, al pari dalla sconcertante esortazione a incrementare le importazioni dagli Stati Uniti formulata dalla presidente della Bce Christine Lagarde. I tagli sembrano tuttavia motivati anche da preoccupazioni relative alla situazione assai critica in cui si trovano Germania e, soprattutto, Francia. Quest’ultima, afflitta da una crescita assai stentata associata a un considerevole deficit di bilancio e a un vero e proprio marasma politico, sta conoscendo un rapido incremento dei rendimenti sui propri titoli di debito, spingendo la Bce a ventilare la possibilità di avvalersi del cosiddetto Tansmission Protection Instrument (Tpi). Vale a dire il meccanismo creato nel luglio del 2022 per prevenire il rischio che la speculazione conducesse alla disgregazione dell’eurozona, sotto la pressione del primo importante ciclo di inasprimento della politica monetaria dal 2008. Il Tpi autorizza la Bce ad approvvigionarsi titoli di debito dei Paesi in difficoltà, a condizione che gli acquisti non minaccino la stabilità dei prezzi e che gli Stati “assistiti” non siano sottoposti a procedura d’infrazione per deficit eccessivo ed abbiano governi in grado di assumere e portare avanti gli impegni in materia di riforme. La Francia non ottempera a diverse clausole del Tpi, perché non è guidata da un governo capace di sottoscrivere un memorandum d’intesa sulle riforme ed è sottoposta a procedura d’infrazione per il suo deficit (che dovrebbe peraltro aumentare rispetto allo scorso anno). La Bce, tuttavia, ha già emesso diversi segnali di indisponibilità a lasciare la Francia in balia in balia della speculazione, adottando un atteggiamento ben diverso rispetto a quello tenuto nel 2011 nei confronti dell’Italia. Ne parliamo assieme a Marco Pugliese, matematico, docente universitario, giornalista e direttore di «Open Industria».
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