Il conflitto tra Israele e Iran sta assumendo la conformazione di una guerra di attrito, in cui prevale il contendente dotato di maggiori capacità di resistenza. Il governo Netanyahu continua a esercitare forti pressioni sull’amministrazione Trump per trascinare gli Stati Uniti nel confronto, mentre l’Iran paventa la possibilità di chiudere lo Stretto di Hormuz, fondamentale arteria del commercio energetico globale. I Paesi del G-7, dal canto loro, hanno sottoscritto un comunicato congiunto in cui si giustifica di fatto l’aggressione israeliana all’Iran, spacciandola per diritto all’autodifesa. Il cancelliere Merz si è spinto perfino oltre, sostenendo che l’Europa dovrebbe esprimere gratitudine a Israele in quanto «sta facendo il lavoro sporco per noi». Il presidente Trump, rivela la stampa statunitense, avrebbe ancora qualche remora a ordinare l’attacco a causa dei dubbi in merito alla capacità delle bombe da 30.000 libbre (Gbu-57S) di distruggere l’impianto sotterraneo di Fordow. Basandosi sulle sue solite entrature negli apparati di intelligence statunitensi e israeliani, il leggendario giornalista investigativo Seymourh Hersh sostiene invece che la Casa Bianca starebbe aspettando la chiusura delle Borse per autorizzare le operazioni militari contro l’Iran, così da limitare l’effetto perturbante sui mercati. In ogni caso, sottolinea Hersh, l’attacco punta non tanto a distruggere il programma nucleare iraniano, quanto al cambio di regime. Washington punterebbe a sostituire la Guida Suprema Khamenei con una figura maggiormente “moderata”, mentre Tel Aviv sarebbe orientata verso l’insediamento di un vero e proprio “governo fantoccio”. Intervistatto da Tucker Carlson, il senatore repubblicano Ted Cruz manifesta un’ignoranza totale riguardo all’Iran, di cui invoca tuttavia il bombardamento.
Francesco Cosimato

Generale di brigata, paracadutista militare, direttore di lancio e ispettore per attività di controllo degli armamenti. Ha ricoperto numerosi incarichi di comando e staff, tra cui missioni in Somalia, Bosnia e Kosovo. Ha comandato unità come il I Gruppo del 33° Reggimento artiglieria terrestre Acqui e il 21° Reggimento Artiglieria Trieste. Ha operato presso lo Stato Maggiore dell’esercito e la Nato. Collabora con svariati giornali e riviste, tra cui «Krisis».
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