A Riad e Istanbul, proseguono i colloqui tra negoziatori statunitensi e russi per definire una conclusione concordata al conflitto in Ucraina, nell’ambito di trattative da cui sono stati esclusi sia il governo di Kiev, sia i rappresentanti europei. Trump, che si prepara a siglare con Zelensky un accordo implicante la concessione agli Stati Uniti di mano libera sulle risorse naturali ucraine, ha dichiarato che il compito di fornire garanzie di sicurezza a Kiev spetta all’Europa e non agli Usa, e che l’Ucraina «può scordarsi l’adesione alla Nato». Il segretario di Stato Marco Rubio, dal canto suo, ha aggiunto che gli Stati Uniti non continueranno a farsi carico delle spese legate alla sicurezza dell’Europa, rafforzando le prese di posizione già formalizzate sul punto dall’inquilino della Casa Bianca. Rubio avrebbe inoltre dovuto incontrarsi a Washington con l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea Kaja Kallas, ma il vertice è stato annullato per non meglio specificati “problemi di programmazione” appena due giorni dopo che lo stesso segretario di Stato aveva confermato regolarmente l’evento. Parallelamente, in Germania, AfD si afferma seconda forza politica alle spalle della Cdu-Csu, nell’ambito di elezioni federali che hanno portato a una netta bocciatura dei partiti di cui si componeva la cosiddetta “coalizione semaforo”, sia del neonato Bsw. In Romania, invece, il candidato accusato di vicinanza al Cremlino Călin Georgescu, vincitore al primo turno delle elezioni tenutesi mesi addietro e annullate dalla Corte Costituzionale sulla base di sospetti relativi a presunte interferenze russe sui social media, è stato condotto dalla polizia presso l’ufficio del procuratore per essere sottoposto a interrogatorio. Secondo quanto riportato dal «Guardian», Georgescu sarebbe stato fermato e perquisito nel cuore di Bucarest «mentre stava per presentare la sua candidatura per la nuova tornata elettorale, prevista per maggio, indetta in sostituzione di quella invalidata. I pubblici ministeri hanno dichiarato dopo averlo interrogato per diverse ore che lo stavano formalmente indagando con l’accusa di aver comunicato informazioni false, favorito criminali di guerra e organizzazioni fasciste e istituito un’organizzazione antisemita». Secondo il «Brussels Signal», la polizia romena avrebbe affiancato all’operazione a carico di Georgescu una serie di raid contro diversi suoi collaboratori e membri della campagna elettorale. Parliamo di tutto questo assieme a Gabriele Guzzi, economista, docente di storia economica all’Università di Cassino, saggggista, poeta e collaboratore della rivista «La Fionda» con all’attivo esperienze lavorative presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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