Nei giorni scorsi, la grande stampa statunitense e britannica ha pubblicato una serie di articoli che danno conto dell’elevatissimo grado di coinvolgimento nel conflitto russo-ucraino della Nato, schierata a fianco di Kiev in qualità di attiva cobelligerante. Il 13 aprile, le forze armate russe hanno invece sferrato un devastante attacco missilistico nel centro della città ucraina di Sumy, nel cui ambito una serie di vettori balistici Iskander hanno bersagliato il centro congressi dell’università locale. Il ministro degli Esteri russo Sergij Lavrov, dal canto suo, ha dichiarato che: «abbiamo prove di chi era presente nella struttura colpita a Sumy. C’era un raduno tra comandanti militari ucraini e controparti occidentali, che potrebbero operare sotto mentite spoglie come mercenari o altro. Erano presenti ufficiali militari dei Paesi della Nato, che hanno il comando diretto […]. Senza quel coinvolgimento, molti missili non avrebbero mai lasciato le loro basi». L’attacco, che ha mietuto decine di vittime, ha suscitato sia reazioni di condanna da parte del governo di Kiev e dei suoi sponsor occidentali, sia il licenziamento del governatore militare di Sumy Volodymyr Artyukh, accusato di negligenza per aver autorizzato una cerimonia militare presso la città. Parallelamente, Rodion Mirošnik, alto funzionario del Ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che il “piano Kellogg” per la sistemazione dell’Ucraina risponde alla medesima logica coloniale che ispirò l’accordo Sykes-Picot del 1916, in base al quale Parigi e Londra si spartirono le spoglie dell’agonizzante Impero Ottomano. Allo stesso modo, Francia e Gran Bretagna sono da tempo impegnati in uno sforzo diplomatico e mediatico congiunto che funge oggettivamente da ostacolo ai negoziati russo-statunitensi, e che va coinvolgendo anche l’Olanda e, soprattutto, la Germania. Quest’ultima, sotto la guida del cancelliere in pectore Friedrich Merz, sembra orientata a donare all’Ucraina i missili a lungo raggio Taurus, che l’esecutivo appena decaduto aveva ostinatamente rifiutato di concedere a Kiev. Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».
Francesco Dall’Aglio

Medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale dell’Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».

