L’Operazione Midnight Hammer condotta dagli Stati Uniti nei giorni scorsi si presta a una molteplicità di letture. L’azione, anticipata con largo preavviso da Washington a Teheran, avrebbe secondo il direttore della Cia John Ratcliffe e la direttrice della National Intelligence Tulsi Gabbard «devastato i siti nucleari iraniani», sebbene un’analisi della Defense Intelligence Agency e le stesse esternazioni formulate dal vicepresidente Jd Vance suggeriscano un impatto di gran lunga più contenuto. Il «Washington Post», dal canto suo, ha parlato di conversazioni intrattenute da alti funzionari iraniani intercettate dall’intelligence statunitense che indurrebbero a ritenere danni limitati agli impianti nucleari. È, in altri termini, improbabile che l’impatto reale degli attacchi statunitensi contro gli impianti iraniani trovi preciso riscontro nella narrazione confezionata ad arte da Washington. Cionondimeno, la “verità politica” di cui l’amministrazione Trump ha tratteggiato i contorni si è rivelata funzionale a interrompere il conflitto tra Israele e l’Iran, nell’ambito di una tregua provvisoria annunciata trionfalmente dallo stesso inquilino della Casa Bianca. Durante il conflitto, ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz, Israele ha cercato di assassinare Khamenei, ma non c’era «alcuna opportunità operativa per farlo». La situazione appare paradossale, con i governi di Teheran, Tel Aviv e Washington che dichiarano simultaneamente di aver prevalso sulle controparti nell’ambito di uno scontro che sembra tutt’altro che chiuso.
Antonello Sacchetti

Giornalista e saggista specializzato in questioni iraniane, fondatore e gestore del blog «Diruz. L’Iran in Italiano». È autore di numerosi volumi, tra cui La rana e la pioggia. L’Iran e le sfide del presente e del futuro (Infinito Edizioni, 2016), Iran 1979. La rivoluzione, la Repubblica Islamica, la guerra con l’Iraq (Infinito Edizioni, 2018), Iran. Il nemico essenziale. Un viaggio tra comode bugie e scomode verità (autprodotto, 2024)
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