L’intervista trasmessa in diretta su Twitter/X che la leader di Alternative für Deutschland Alice Weidel ha rilasciato a Elon Musk ha prevedibilmente sollevato un’ondata di polemiche. Non soltanto perché il colloquio era stato anticipato da un endorsement del magnate a favore dell’astro nascente della politica tedesca pubblicato sul quotidiano «Welt am Sonntag», ma anche per le prese di posizione della stessa Weidel. La quale ha esordito sottolineando che «per la prima volta posso parlare in modo sensato senza ostilità. In Germania sarei stata denigrata dai media». La leader di Afd ha poi affermato che la scuola e le università in Germania sono «centri per l’istruzione socialista incentrata sulla teoria gender», e che Hitler «prese il potere dopo aver limitato il diritto di parola; senza ciò non avrebbe potuto fare molto. Definire Hitler di destra è stato un grande errore: era un comunista; nazionalizzò le imprese». In materia di politica estera, la Weidel ha posto l’accento sulla necessità di porre fine alla «strage inutile» in Ucraina. Musk sta in altri termini tirando la volata ad Afd, dopo aver attaccato il cancelliere tedesco Olaf Scholz ed espresso pubblicamente appoggio al partito Reform United Kingdom e al governo italiano guidato da Giorgia Meloni, suscitando reazioni stizzite in tutto il “vecchio continente”. Sono in molti a ritenere che l’atteggiamento di Musk configuri una indebita ingerenza negli affari europei, da contrastare con ogni mezzo disponibile. L’intervista alla Weidel è stata passata al vaglio dei regolatori di Bruxelles, chiamati a rilevare eventuali violazioni del diritto comunitario, a partire dalla manipolazione deliberata dell’algoritmo di Twitter/X (di cui è proprietario) intesa ad assicurare una maggiore visibilità, e quindi un indebito vantaggio elettorale, ad Alternative für Deutschland rispetto ai partiti rivali. Il commissario europeo Thierry Breton, dal canto suo, si è spinto a ventilare l’annullamento delle prossime elezioni tedesche, dichiarando che «facciamo applicare le nostre leggi in Europa laddove queste rischiano di essere aggirate da interferenze […]. Lo abbiamo fatto in Romania, se necessario lo faremo in Germania». Parliamo di tutto questo assieme a Elena Basile, scrittrice, editorialista, collaboratrice de «Il Fatto Quotidiano» e diplomatica con all’attivo esperienze in Svezia e Belgio in qualità di ambasciatrice.
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