Domenica 1 giugno, l’Sbu ucraino diretto da Vasyl Malyuk ha implementato, dopo 18 mesi di preparazione, l’Operazione Spiderweb (Ragnatela), nel cui ambito sono stati presi simultaneamente di mira cinque aeroporti disseminati nel cuore del territorio russo, in alcuni casi collocati a migliaia di km di distanza dal confine ucraino. Gli obiettivi erano costituiti prevalentemente dai bombardieri strategici integrati nella “triade nucleare” russa, bersagliati con droni le cui componenti erano state trasportate in Russia, immagazzinate in un deposito collocato in prossimità della frontiera con il Kazakistan, assemblate e installate in strutture di legno caricate su autotreni direttisi in prossimità delle basi poi attaccate. Gli ucraini puntualizzano che tutti gli agenti che hanno preso parte all’Operazione Spiderweb sarebbero rientrati regolarmente alla base, e sostengono di aver colpito una quarantina di velivoli tra bombardieri strategici (34% del totale), aerei da trasporto e aerei spia, ma in assenza di immagini satellitari risulta al momento impossibile appurare la reale entità dei danni inflitti ai russi, anche perché alcuni attacchi non sono andati a buon fine per una complicazioni e – almeno in un caso – intervento della popolazione civile. La complessità e la portata che hanno caratterizzato l’Operazione Spiderweb, così come la visita a Kiev dei senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal tenutasi lo scorso 30 maggio, sollevano pesanti interrogativi circa il ruolo degli sponsor occidentali di Kiev, così come l’atteggiamento tenuto rispetto alla vicenda da media tradizionalmente ben ammanicati come «Axios», che ha prima affermato e poi smentito che Kiev avesse preventivamente informato Washington di cosa stesse bollendo in pentola. Allo stesso tempo, l’azione ucraina eclissa sotto il profilo mediatico sia i due attentati verificatisi in parallelo presso gli oblast’ di Bryansk e Kursk, sia il costante deterioramento della posizione strategica ucraina. Le forze armate russe stanno avanzando lungo gran parte del fronte e assestando colpi micidiali come quello inflitto contro un campo di addestramento situato nell’oblast’ di Dnipropetrovsk, assiduamente frequentato dalle truppe ucraine inquadrate nella 158a e nella 33a brigata. In seguito all’attacco, che secondo fonti di Kiev avrebbe mietuto “appena” 12 vittime, il comandante in capo delle forze di terra ucraine, generale Mykhailo Drapatyj, ha rassegnato le dimissioni. Resta da vedere come reagirà la Russia, tanto in sede negoziale quanto sotto il profilo militare, mentre la Gran Bretagna annuncia l’intenzione di dotarsi di velivoli F-35° Lightning II, in grado di trasportare ordigni nucleari a gravità, nel contesto del nuovo piano di difesa strategica dal significato apertamente anti-russo elaborato dal governo di Keir Starmer.
Francesco Cosimato

Generale di brigata, paracadutista militare, direttore di lancio e ispettore per attività di controllo degli armamenti. Ha ricoperto numerosi incarichi di comando e staff, tra cui missioni in Somalia, Bosnia e Kosovo. Ha comandato unità come il I Gruppo del 33° Reggimento artiglieria terrestre Acqui e il 21° Reggimento Artiglieria Trieste. Ha operato presso lo Stato Maggiore dell’esercito e la Nato. Collabora con svariati giornali e riviste, tra cui «Krisis».
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