Nei giorni scorsi, in occasione della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, il vicepresidente degli Stati Uniti Jd Vance ha pronunciato un discorso durissimo nei confronti dell’Europa, accusandola di essersi allontanata dai “valori tradizionalmente condivisi” in materia di immigrazione e libertà di espressione. «La libertà di parola – ha dichiarato Vance – è in ritirata e nell’interesse della cortesia, amici miei, ma anche nell’interesse della verità, ammetterò che a volte le voci più forti a favore della censura non sono arrivate dall’Europa, ma dal mio stesso Paese, dove la precedente amministrazione ha minacciato e intimidito le aziende di social media affinché censurassero la cosiddetta disinformazione. Disinformazione, come, ad esempio, l’idea che il coronavirus fosse probabilmente trapelato da un laboratorio in Cina. Il nostro stesso governo ha incoraggiato le aziende private a mettere a tacere le persone che osavano pronunciare quella che si è rivelata una verità ovvia. Quindi oggi vengo qui non solo con un’osservazione, ma con un’offerta. E proprio come l’amministrazione Biden sembrava disperata nel voler zittire le persone che esprimevano le proprie opinioni, così l’amministrazione Trump farà esattamente l’opposto, e spero che potremo lavorare insieme su questo. A Washington c’è un nuovo sceriffo in città. E sotto la guida di Donald Trump, potremmo non essere d’accordo con le vostre opinioni, ma combatteremo per difendere il vostro diritto di fare offerte nella pubblica piazza. D’accordo o in disaccordo. Ora, siamo al punto, ovviamente, che la situazione è peggiorata così tanto che questo dicembre, la Romania ha annullato direttamente i risultati di un’elezione presidenziale sulla base dei deboli sospetti di un’agenzia di intelligence e dell’enorme pressione dei suoi vicini continentali […]. Puoi credere che sia sbagliato che la Russia acquisti pubblicità sui social media per influenzare le tue elezioni. Noi certamente lo facciamo. Puoi condannarlo sulla scena mondiale, persino. Ma se la tua democrazia può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale da un paese straniero, allora non era molto forte». Significativamente, durante la cerimonia di chiusura della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, il presidente Christoph Heusgen si è letteralmente messo a piangere sottolineando che l’appuntamento che si tiene ogni anno presso il capoluogo bavarese era stato istituito per consolidare i legami transatlantici, ma il discorso di Vance aveva evidenziato una che i presunti “valori comuni” non erano poi tanto “condivisi”. Elon Musk, a capo del neonato Dipartimento per l’Efficienza Governativa, ha liquidato come patetica la performance di Heusgen, il quale ha descritto i risultati del forum tedesco come «un incubo per l’Europa». La sferzante requisitoria pronunciata da Vance fotografa con esattezza la situazione impietosa in cui versa il “vecchio continente”, rispetto alla quale gli Stati Uniti hanno responsabilità colossali su cui il vicepresidente ha disinvoltamente sorvolato. La critica di Vance è per di più giunta in concomitanza con l’apertura dei negoziati tra Stati Uniti e Russia in merito alla guerra in Ucraina, da cui sono stati esclusi sia il governo di Kiev che gli europei, sui quali l’amministrazione Trump appare intenzionata sia a scaricare gli oneri legati alla sicurezza e alla ricostruzione del Paese devastato dal conflitto, sia a imporre dazi doganali particolarmente penalizzanti. Ne parliamo assieme ad Alessandro Volpi, saggista, collaboratore di «Altraeconomia» e «Valori» e docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa.
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