Mentre si registrano i primi scontro sul confine indo-pakistano e il presidente Trump annuncia, suscitando lo sgomento israeliano, la conclusione delle operazioni miliari in Yemen, cominciano a emergere i punti salienti dell’accordo sulle risorse naturali ucraine sottoscritto di recente dai rappresentanti di Washington e Kiev. L’intesa prevede la creazione di un fondo comune preposto alla gestione delle risorse naturali ucraine e alla ricostruzione post-bellica del Paese, ma presenta seri problemi di realizzabilità. Il punto, sostiene l’Atlantic Council, è che l’Ucraina aveva «poca scelta se non quella di accettare condizioni che la riducono allo status di una colonia virtuale». D’altro canto, però, l’intesa fornisce de facto quelle garanzie di sicurezza statunitensi – anche se “non convenzionali” – che il presidente Zelensky e i suoi collaboratori hanno sempre considerato imprescindibili. Nello specifico, ha dichiarato il segretario al Tesoro Scott Bessent, l’accordo porrà l’amministrazione Trump nelle condizioni di «negoziare con la Russia da una posizione più forte», perché dimostrerà al Cremlino che «non ci sono discrepanze tra gli ucraini e gli americani». Il presidente Trump, dal canto suo, ha annunciato lo spostamento, previo ricondizionamento, di un sistema antimissilistico Patriot da Israele all’Ucraina, e dichiarato che, «forse, la pace in Ucraina è impossibile». Ora, si tratta di vedere come reagirà il Cremlino. Nel frattempo, Zelensky in persona ha dichiarato che l’Ucraina non può garantire la sicurezza dei rappresentanti istituzionali stranieri che visiteranno Mosca in occasione della parata del Giorno della Vittoria, avvertendo così che la responsabilità rispetto a qualsiasi incidente sul territorio russo dovesse verificarsi in quel lasso di tempo ricadrebbe esclusivamente sul Cremlino. Gli ha risposto il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Dmitrij Medvedev, secondo cui, nel caso in cui il 9 maggio dovesse verificarsi qualche episodio increscioso riconducibile al governo ucraino, Kiev verrebbe rasa al suolo nell’arco di pochi minuti.
Francesco Dall’Aglio

Medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di Storia Medievale dell’Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room». È coautore del volume, scritto assieme a Carlo Ziviello, Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba (Ad Est dell’Equatore, 2023).