Nel 2019, Roman Arestovyč, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, dichiarò nel corso di un’intervista televisiva che «la Russia dovrà degradarci in termini di infrastrutture e devastare tutto il territorio cosicché la Nato sia riluttante ad accettarci […]. Devono farlo prima che l’Ucraina entri a far parte della Nato, per renderci non interessanti per la Nato […]. Al 99,9%, il nostro prezzo per entrare a far parte della Nato è una grande guerra contro la Russia. E se non aderiamo alla Nato, verremo assorbiti dalla Russia entro 10-12 anni. Ecco la finestra temporale che abbiamo a disposizione; dobbiamo fare una scelta […]. Quella migliore consiste ovviamente in una guerra su larga scala con la Russia e l’adesione alla Nato come risultato della sconfitta della Russia. Questa è l’opzione migliore. La guerra si svilupperà con un’offensiva aerea, invasione da parte delle quattro armate russe che stazionano ai nostri confini, l’assedio di Kiev, il tentativo di accerchiare le truppe schierate nella zona in cui è attiva l’operazione anti-terrorismo nel Donbass, lo sfondamento dell’istmo di Perekop in Crimea, l’avanzamento verso il bacino idrico di Kakhovka per rifornire di acqua la Crimea. Poi un’offensiva dal territorio della Bielorussia, la creazione di nuove repubbliche popolari, attività di sabotaggio, raid contro le infrastrutture critiche e così via. Ecco come sarà la guerra su vasta scala. E la sua probabilità è del 99%». Gli sviluppi successivi, come è noto, hanno ampiamente confermato il vaticinio di Arestovyč, che evidenzia le radici profonde del conflitto. Nei giorni scorsi, invece, il Parlamento polacco ha ufficialmente istituito per l’11 luglio la Giornata nazionale in memoria dei polacchi vittime del genocidio commesso dall’Oun-Upa nei territori orientali della seconda Repubblica Polacca, vale a dire la Volinia. Il Ministero degli Esteri ucraino ha reagito all’iniziativa tramite una nota in cui si sostiene che la commemorazione appena istituita rappresenta «uno schiaffo alle relazioni di buon vicinato tra Ucraina e Polonia», che non contribuisce alla riconciliazione e aumenta la tensione tra i due Paesi. Il comunicato sottolinea infine che «i polacchi non devono cercare nemici tra i gli ucraini, e gli ucraini non devono cercare nemici tra i polacchi. Abbiamo un nemico comune: la Russia». DeepState, canale Telegram che mappa in tempo reale la situazione sul campo di battaglia legato direttamente al Ministero della Difesa di Kiev, ha invece pubblicato un post in cui si legge che «Stepan Bandera e Roman Šuchevyč sono eroi dell’Ucraina, e l’Oun e l’Upa rappresentano organizzazioni che gli ucraini elogeranno e ricorderanno per la loro lotta, che aveva come obiettivo un’Ucraina libera e indipendente! E la bandiera rossonera sventolerà orgogliosamente accanto alla bandiera nazionale. E né i polacchi né i moscoviti ci vengano a dire chi sono i nostri eroi».
Emanuele Mastrangelo

Giornalista, scrittore, cartografo e grafico e caporedattore della rivista «Storia in Rete». È autore di numerosi volumi, tra cui Wikipedia. L’enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione scritto assieme a Enrico Petrucci (Bietti, 2014), Wokeismo, cancel culture, oicofobia. Tre minacce alla nostra civiltà (Giubilei Regnani, 2023),
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