Ieri, il presidente Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina ad avvalersi di sistemi di fabbricazione statunitense Atacms per condurre attacchi “limitati” all’interno del territorio russo, come ritorsione rispetto al dispiegamento di migliaia di soldati nordcoreani all’interno della Federazione Russa ai sensi della partnership strategica siglata recentissimamente tra Mosca e Pyongyang. Sebbene secondo il «New York Times» l’allentamento riguarderebbe soltanto gli Atacms con 80 km di gittata, si tratta comunque di un mutamento di approccio molto significativo, varato ad appena due mesi di distanza dall’insediamento dell’amministrazione Trump, che stando ai proclami elettorali punterebbe a porre fine alla guerra in tempi relativamente brevi. Il vicepresidente Jd Vance ha parlato apertamente di «congelamento del confitto», ma l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vassilij Nebenzja ha messo subito in chiaro che «non ci sarà alcun “congelamento” del conflitto ucraino. Non si ripeterà lo scenario degli accordi di Minsk; nessun congelamento del fronte in modo che il regime di Zelen’skyj possa leccarsi le ferite, così come non ci sarà alcun ingresso dell’Ucraina nella Nato. Gli obiettivi dell’operazione speciale, comprese la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, rimangono in vigore e non cambiano. Ma ciò che sta cambiando, e rapidamente, è la dimensione del territorio che rimane sotto il controllo del regime di Kiev». A pochissime ore di distanza dalla concessione del placet statunitense, Francia e Gran Bretagna si sono mossi nella stessa direzione, fornendo il via libera all’utilizzo di missili Scalp e Storm Shadow contro il territorio russo sebbene il Pentagono abbia evidenziato che la Russia ha da tempo trasferito le proprie risorse a centinaia di km di distanza dal confine ucraino per porle fuori dalla portata dai missili a lungo raggio occidentali. La Russia, dal canto suo, ha risposto intensificando gli attacchi missilistici sul territorio ucraino e sottolineando che le decisioni assunte da Washington, Parigi e Londra rischiano di portare alla Terza Guerra Mondiale. Parliamo di tutto questo assieme a Marco Bertolini, generale di corpo d’armata, presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia e saggista. È stato alla testa del Comando Operativo di Vertice Interforze e in precedenza del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, della Brigata Paracadutisti Folgore e del 9° reggimento incursori Col Moschin. Ha ricoperto numerosi incarichi in molti teatri operativi tra i quali Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan.
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