Nei giorni scorsi, Gazprom ha interrotto i flussi di gas diretti verso l’Europa che transitavano attraverso il territorio ucraino a causa del mancato rinnovo dei contratti in essere. Le manifestazioni di giubilo inscenate da parte rilevante delle classi dirigenti europee per il crollo delle entrate che la Russia avrebbe subito in conseguenza della cessazione delle forniture sono tuttavia durate assai poco. Anzitutto perché, stando alle stime formulate da «Bloomberg», la Russia compenserà il danno subito per effetto della sospensione dei flussi di metano via tubo con l’incremento delle consegne di Gas Naturale Liquefatto (Gnl) all’Europa. La quale si vede ora costretta ad incrementare, in linea con le richieste di Donald Trump, le importazioni del ben più costoso Gnl statunitense, mentre registra sia un consumo inaspettatamente rapido delle scorte fin qui immagazzinate, sia un forte incremento dei prezzi dell’energia, arrivati ad oltre 50 euro per megawattora. Sullo sfondo, l’amministrazione Biden ha iscritto le società cinesi Tencent e Catl, accusati di eccessiva vicinanza al governo di Pechino, nella “lista nera” che raggruppa i soggetti con cui Washington non è autorizzato a intrattenere alcuna relazione. Parliamo di tutto questo assieme ad Alessandro Volpi, saggista, docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa e collaboratore dei siti «Valori» e «Altraeconomia».
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