Lo scontro verbale verificatosi lo scorso venerdì 28 febbraio a Washington, all’interno dello Studio Ovale, tra il presidente Zelensky, il presidente Trump e il vicepresidente Vance ha suscitato grande clamore. Quella che si preannunciava come una sorta di conferenza stampa congiunta “di rito”, in cui l’ospite comunicava urbi et orbi la sottoscrizione di un accordo che impegnava gli Stati Uniti a proseguire il sostegno militare e finanziario all’Ucraina in cambio di concessioni sulle terre rare si è invece rivelato un confronto di inaudita durezza davanti alle telecamere, con uno Zelensky nervosissimo e “su di giri” che interrompeva continuamente i propri interlocutori accusandoli sostanzialmente di aver venduto l’Ucraina a Putin. A loro volta, Trump e Vance hanno tacciato Zelensky di ingratitudine, accusandolo di «giocare con la Terza Guerra Mondiale», rinfacciandogli la partecipazione a un evento elettorale democratico poche settimane prima del voto e stigmatizzando il suo atteggiamento arrogante e distaccato dalla realtà. Immediate e svariate le reazioni. «La parte americana sembrava intenzionata a provocare uno scontro», ha dichiarato alla rivista «Politico» l’ex ambasciatore statunitense in Polonia Daniel Fried. Il quale ha poi aggiunto che «assumere un simile atteggiamento nello Studio ovale, quando ottieni ciò che hai chiesto, ovvero una firma sull’accordo sui minerali, non può essere facilmente spiegato o compreso in termini di interesse americano». David Brooks, editorialista del «New York Times», ha invece affermato che: «ciò che ho visto nelle ultime sei settimane è che gli Stati Uniti si comportano in modo vile: vile con i nostri amici in Canada e Messico; vile con i nostri amici in Europa; vile con un uomo che difende i valori occidentali, con grande rischio personale per lui e i suoi connazionali». Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».
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